Bianconiglio e Gegeniglia
   I VIAGGI E LE GITE DI DUE MOTOTURISTI

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  Micro, gatto europeo non comune
Pagina originariamente intitolata "Il Serraglio" scritta nel dicembre 2000 peril primo sito del
BianConiglio, mai completato.         Aggiornata nel luglio 2017 nell'essenziale e pubblicata qui.

L'altro ieri...

Gatti, in casa del BianConiglio, ce ne sono quasi sempre stati, insieme o alternati a cani, pappagallini, pesci rossi, trichechi... ehm, criceti... perfino lumache acquatiche (Limnee e Planorbe, per una ricerca sulla vita negli stagni). Tra bestie, si sa, ci si intende...

I ricordi più "recenti" (si fa per dire) sono quelli di Mimi, uno splendido gattone europeo tricolore con il ventre candido e il dorso striato di rosso e di grigio (peccato, non ho neanche una sua foto) e di Puffo, un altro europeo, il classico gatto "soriano", marrone striato di nero, "el culur del gatt" come si dice qui a Milano. Ma si parla di un periodo da venti a dieci anni fa, più o meno... (nota attuale: dal 1975 al 1990) e lo si vede dalla qualità delle fotografie, ormai ingiallite...  A quei tempi il Bian abitava al piano terreno, e Puffo entrava ed usciva quando voleva, la notte addirittura se ne stava fuori... tornava solo per due coccole e per due scatole di pappa per gatti... e tornava per Inga...

     

Questa era (si fa per dire) la gatta della signora del secondo piano. "Si fa per dire" perché Inga era di un'indipendenza cristallina anche se aveva molto a cuore la dieta della propria umana: infatti le procurava sempre uccellini, topolini e lucertole, che puntualmente depositava sullo zerbino dell'appartamento. Era un'autentica tedesca, donde il nome: testarda e caparbia, incline a soffiare alla minima carezza fuori posto, perlomeno prima di tirare fuori gli unghielli avvertiva sempre con due colpi sferrati con i soli cuscinetti.

Mentre Puffo era e sempre fu integro in ogni sua parte, Inga era stata sterilizzata dopo un paio di nidiate: ciò causò l'acuirsi del suo lato diffidente: diventò un'autentica zitella insofferente a tutto e tutti tranne che ai "suoi" umani, ed anche per Puffo diventò difficile avvicinarla... specie quando lui, più giovane, arrivò a... maturazione e decise di avere le prime esperienze proprio con la biancogrigia. Una, una sola volta arrivò a coprirla, dopo un confuso rotolarsi di due palle di pelo seguito da sbuffi e forsennati colpi di coda della gatta, ma per il resto rimediò solo zampate a manrovescio.

Ieri...

Quando il BianConiglio convolò a giuste nozze (1990) e si trasferì, non portò con sè il bestio casalingo: anzi non adottò nessun altro animale benché la Gegeniglia ne desiderasse uno: "dove lo mettiamo, come lo portiamo in vacanza, ecc...", scuse risibili... Ma, è ben noto, i gatti non sono di nessuno, casomai siamo noi umani che apparteniamo a loro. E così fummo adottati da Tigrotty, detto anche Romeo, il micino nato proprio in quei mesi nella casa accanto. Questi, al contrario della madre, gatta assai casalinga, timida e ritrosa, dimostrò immediatamente uno spirito avventuriero. Il piccolo condominio, umani ivi contenuti compresi, diventò il suo esclusivo territorio, e lo è stato per molto: malgrado i combattimenti notturni tra gatterie rivali, il grosso Romeo ritornò sempre vincitore, seppur a prezzo di orecchie sempre più frastagliate e di morsicature sempre più profonde... 

   

Dopo qualche anno Tigrotty non trascinò più le vecchie e stanche ossa fino al secondo piano, ma si fermò al primo dove trova la pappa senza fare scale in più: c'è un'altra ragione per cui non salì più, e la scoprirete tra un paragrafo. Ma i primi tempi, quando era un giovane gatto di ragguardevole mole, passava anche qualche ora in casa con noi, ghiotto di scatolette e di coccole. Una foto lo ritrae mentre, ancora incredulo, spera di acchiappare un volatile di passaggio nel teleschermo... peccato non aver avuto la macchina fotografica pronta solo qualche minuto prima, quando si era arrampicato fin sopra il ripiano del televisore per fiutare lo schermo durante il documentario... Fu praticamente l'unica volta in cui si interessò al televisore, attirato dal cinguettìo degli uccelli del filmato... niente scene da inviare a Paperissima, quindi.
Un inverno morì come fanno i gatti liberi, da solo: un condomino ci disse di averlo visto al mattino accucciato in un angolo del cortile, la sera il suo corpo era ancora lì, ma lui non c'era più.

Tutta colpa della Sibilla...

Dice il Bian: un giorno di fine settembre 1998 stavo portando l'auto in box quando vidi per strada un micino rosso: sembrava Tigrotty da piccolo. Risalito dal box, il micino era ancora lì e, non appena lo chiamai, iniziò a fare le fusa ed a strusciarsi contro le caviglie. Osservandolo meglio constatai che si trattava di una gattina sui sei mesi, dagli splendidi occhi verdi e dal manto focato, con una escoriazione sul collo. Era senz'altro una gatta di casa, abituata al contatto con gli umani, e supposi che fosse fuggita (l'escoriazione faceva pensare ad un collare da cui si sarebbe liberata) o che fosse stata abbandonata.

La portai a casa, in un tripudio di ron-ron, ed immediatamente provvedemmo a fornirci di cibo per gatti, cuccia, cassetta e lettiera. L'ipotesi della gatta di casa era esatta: appena preparata la lettiera, la micia ci si accucciò liberandosi con evidente soddisfazione, poi consumò una congrua dose di pappa dalla ciotola ed infine si accomodò, dopo i tre giri rituali su sè stessa, sulle ginocchia della Gegeniglia per il meritato riposo. Inutile dire che la Gegeniglia, anch'essa amante dei mici, era al settimo cielo...; passato il sonno, la micia iniziò a esplorare la casa in lungo ed in largo, facendone il proprio stadio di atletica leggera. La sera, mentre guardavamo la TV a letto, la piccolina rincorreva una pallina di stagnola saltando qualsiasi ostacolo, ed ogni tanto balzava sul letto come una furia arrestandosi a poche dita dal nostro naso miagolando per invitarci al gioco.

Cambiò dodici nomi in cinque giorni, finché ci accordammo tutti e tre: io, la Gegeniglia e lei, sul nome primario (si sa, i gatti non hanno un solo nome), e così per noi la micina divenne Sibilla... donde il titolo del paragrafo, per ciò che avvenne poco dopo. Cinque giorni soltanto, purtroppo... perché il sesto giorno, vicino al box, trovai una serie di cartelli in cui una famiglia che abitava lì vicino annunciava lo smarrimento di una gattina di sei mesi con il collo escoriato da una lieve infezione. Sibilla era uscita di casa trovando una finestra aperta, la curiosità dovuta alla giovane età le aveva fatto scordare la strada del ritorno e si era attaccata al primo umano (io) che le aveva dato una carezza. Avvisai la Gegeniglia, che era al lavoro, e le chiesi se voleva vedere Sibilla un'ultima volta, ma lei rifiutò tra singhiozzi soffocati... e così riportai la micia alla proprietaria, una bambina di dieci anni che, da parte sua, pianse di gioia. Anni dopo il Bian venne casualmente a scoprire, incontrando il padre della bambina, che la voglia di avventura di Sibilla l'aveva portata a un'altra fuga da cui purtroppo non si salvò.

Micro

Ma ormai, "tutta colpa della Sibilla"... la casa dei BianConigli non poteva restare orfana di un gatto. Sibilla aveva riempito quelle mura di un'aria nuova, e la Gegeniglia era ormai inconsolabile. E così promisi "andiamo da Mondo Gatto ed adottiamo un micio". Caso volle che da lì ad una settimana, al Parco Esposizioni di Novegro si tenesse una mostra felina: quale migliore occasione per ammirare qualche esemplare blasonato e contemporaneamente trovare un gattino alla ricerca di una casa?  Partimmo in due, tornammo in tre. Tra eleganti Siamesi, possenti Norvegesi, simpatici Maine Coon, buffi Devon Rex e Persiani che gareggiavano per il muso più concavo, c'erano diversi Gatti di casa in cerca di un nuovo tetto: osservammo un bellissimo Silvestro, in perfetto abito da sera, nero con la pettorina e le scarpine bianche, una bella coppia fratello-sorella, inseparabili, qualche altro europeo di varie sfumature, finchè trovammo Lui... Pisolava tranquillo nell'angolino della sua gabbietta, socchiuse un occhio quando la sua proprietaria gli fece una carezza, si stirò e si lasciò docilmente prendere in braccio, iniziando a ronfare... "ha sei mesi, si chiama Micro, perchè era il più piccolo della cucciolata" ci disse la signora, "io ne ho altri dodici tra casa e cortile, ve lo regalo purchè lo trattiate bene". Non occorreva cambiargli nome, Micro gli stava benissimo. Acquistammo un trasportino e lo portammo a casa.

"Io non lo voglio questo gatto!!!"

La prima settimana fu traumatica per tutti e tre. Seppur svezzato, cresciutello e vaccinato, Micro era pur sempre un micino tolto da un ambiente aperto pieno di gatti e portato in un appartamento con due umani sconosciuti: già durante il trasporto a casa le fusa si trasformarono in un lamentoso miagolìo, che divenne un pianto disperato quando lui realizzò che la sua vita stava cambiando radicalmente.  Coccole, moine, vezzeggiamenti furono vani: Micro, educatissimo quanto all'uso della lettiera, tendeva a sparire e nascondersi nei posti più impensati, benché non si ritraesse né reagisse graffiando quando lo trovavamo. Grazie alla piccola taglia, riusciva persino a nascondersi nel cassetto del tavolo della cucina, malgrado fosse chiuso, passando tra il piano del tavolo ed il retro del cassetto stesso: la prima volta che lo trovammo lì avanzammo strane congetture su come fosse riuscito ad entrare... Passarono due, tre, quattro giorni e la Gegeniglia, memore a caldo dell'affabilità della Sibilla, iniziò a mettere in dubbio la bontà della scelta di questo gattino, forse sarebbe stato meglio un gatto adulto... ed al quinto giorno, durante l'ennesima ricerca del felino, esplose in lacrime: "Io non lo voglio questo gatto!!!". Dopo un consulto telefonico con l'ex-proprietaria (che ci consigliò di avere pazienza: "E' affettuoso, vedrete che tra qualche giorno l'avrete sempre tra i piedi") circa i problemi che Micro aveva nell'ambientarsi, rincarammo la dose di coccole e di giochi. Sarà stata questa, sarà stata la crisi della Gegeniglia, sarà stato semplicemente il tempo... ma avvenne la metamorfosi, non ce lo togliemmo più dai piedi, letteralmente: camminava tra un nostro passo e l'altro.

Adesso (maggio 2000) Micro ha due anni, è rimasto micro poichè non supera i tre chili e mezzo, benché sia lungo di corpo, zampe e coda, e la sua affettuosità cresce di giorno in giorno. Ha anche superato la diffidenza verso gli estranei: indifferente al trillo del telefono (ha da molto realizzato che l'evento non è foriero della comparsa di qualcuno), si nascondeva al suono del campanello o del citofono, mentre ora va alla finestra a controllare chi arriva; da qualche tempo accetta anche le coccole dai visitatori abituali di casa, mentre prima si limitava a osservarli da debita distanza. La scoperta della terza dimensione lo ha portato ad esplorare le più alte vette degli armadi, ed anche a cadere dal balcone (secondo piano, ma ampio terrazzo al primo), con l'unica conseguenza di un grosso spavento nostro e suo, quest'ultimo durato il tempo di farsi riportare in casa e mettersi a lisciare la coda dai peli irti. La grata alla finestra è il suo quadro svedese preferito e la caccia alla pallina magica completa la sua ginnastica con le discipline del salto in alto e della corsa ad ostacoli... ma come vedete qui sotto, la sua occupazione preferita (è un gatto, no?) è il farsi ammirare e riverire, nonché il pisolare, solo o in compagnia; peccato che il suo momento ufficiale di inizio della giornata sia le sei del mattino... ma, vi assicuro, è piacevole farsi svegliare da un micio che fa le fusa e la pasta sulla pancia...

Oggi (oggi davvero, luglio 2017)

Impossibile condensare in poche righe tanti anni trascorsi, ma basti sapere che Micro è ancora con noi. Nato il 25 aprile 1998, ha superato i 19 anni di vita pur con qualche acciacco tipicamente felino, sbeffeggiando veterinari che lo davano per giunto al capolinea e si merita questa pagina non solo per la sua presenza ma anche perché ha condizionato alcune scelte sulle nostre recenti vacanze, in quanto non possiamo più lasciarlo per periodi oltre i tre-quattro giorni affidato ad altri. Comincia a soffrire di insufficienza renale ed è in terapia, per questo dopo aver condiviso con noi alcuni weekend lunghi si è fatto un'intera vacanza di due settimane in hotel nella quale è stato benissimo (anzi, siamo stati tutti benissimo) e ha ricevuto coccole addizionali dalle cameriere. Il veterinario che lo segue da anni è fiducioso che possa arrivare ai vent'anni, l'importante è che non si aggravi fino a soffrire fisicamente o che non compaiano altre patologie.
Per adesso, è ancora un bel generatore di fusa :-)

 


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