L'altro ieri...
Gatti, in casa del
BianConiglio, ce ne sono quasi sempre stati, insieme o alternati a
cani, pappagallini, pesci rossi, trichechi... ehm, criceti...
perfino lumache acquatiche (Limnee e Planorbe, per una ricerca sulla
vita negli stagni). Tra bestie, si sa, ci si intende...
I ricordi più "recenti" (si
fa per dire) sono quelli di Mimi, uno splendido
gattone europeo tricolore con il ventre candido e il dorso striato
di rosso e di grigio (peccato, non ho neanche una sua foto) e di
Puffo, un altro europeo, il classico gatto "soriano",
marrone striato di nero, "el culur del gatt" come si dice qui
a Milano. Ma si parla di un periodo da venti a dieci anni fa, più o
meno... (nota attuale: dal 1975 al 1990) e lo si vede dalla
qualità delle fotografie, ormai ingiallite... A quei tempi il
Bian abitava al piano terreno, e Puffo entrava ed usciva quando
voleva, la notte addirittura se ne stava fuori... tornava solo per
due coccole e per due scatole di pappa per gatti... e tornava per
Inga...

Questa era (si fa per dire)
la gatta della signora del secondo piano. "Si fa per dire" perché
Inga era di un'indipendenza cristallina anche se aveva molto a cuore
la dieta della propria umana: infatti le procurava sempre uccellini,
topolini e lucertole, che puntualmente depositava sullo zerbino
dell'appartamento. Era un'autentica tedesca, donde il nome: testarda
e caparbia, incline a soffiare alla minima carezza fuori posto,
perlomeno prima di tirare fuori gli unghielli avvertiva sempre con
due colpi sferrati con i soli cuscinetti.
Mentre Puffo era e sempre fu
integro in ogni sua parte, Inga era stata sterilizzata dopo un paio
di nidiate: ciò causò l'acuirsi del suo lato diffidente: diventò
un'autentica zitella insofferente a tutto e tutti tranne che ai
"suoi" umani, ed anche per Puffo diventò difficile avvicinarla...
specie quando lui, più giovane, arrivò a... maturazione e decise di
avere le prime esperienze proprio con la biancogrigia. Una, una sola
volta arrivò a coprirla, dopo un confuso rotolarsi di due palle di
pelo seguito da sbuffi e forsennati colpi di coda della gatta, ma
per il resto rimediò solo zampate a manrovescio.
Ieri...
Quando il BianConiglio convolò a
giuste nozze (1990) e si trasferì, non portò con sè il bestio
casalingo: anzi non adottò nessun altro animale benché la Gegeniglia
ne desiderasse uno: "dove lo mettiamo, come lo portiamo in
vacanza, ecc...", scuse risibili... Ma, è ben noto, i gatti non
sono di nessuno, casomai siamo noi umani che apparteniamo a loro. E
così fummo adottati da Tigrotty, detto anche Romeo, il
micino nato proprio in quei mesi nella casa accanto. Questi, al
contrario della madre, gatta assai casalinga, timida e ritrosa,
dimostrò immediatamente uno spirito avventuriero. Il piccolo
condominio, umani ivi contenuti compresi, diventò il suo esclusivo
territorio, e lo è stato per molto: malgrado i combattimenti
notturni tra gatterie rivali, il grosso Romeo ritornò sempre
vincitore, seppur a prezzo di orecchie sempre più frastagliate e di
morsicature sempre più profonde...

Dopo qualche anno Tigrotty
non trascinò più le vecchie e stanche ossa fino al secondo piano, ma
si fermò al primo dove trova la pappa senza fare scale in più: c'è
un'altra ragione per cui non salì più, e la scoprirete tra un
paragrafo. Ma i primi tempi, quando era un giovane gatto di
ragguardevole mole, passava anche qualche ora in casa con noi,
ghiotto di scatolette e di coccole. Una foto lo ritrae mentre,
ancora incredulo, spera di acchiappare un volatile di passaggio nel
teleschermo... peccato non aver avuto la macchina fotografica pronta
solo qualche minuto prima, quando si era arrampicato fin sopra il
ripiano del televisore per fiutare lo schermo durante il
documentario... Fu praticamente l'unica volta in cui si interessò al
televisore, attirato dal cinguettìo degli uccelli del filmato...
niente scene da inviare a Paperissima, quindi.
Un inverno morì come fanno i gatti liberi, da solo: un condomino ci
disse di averlo visto al mattino accucciato in un angolo del
cortile, la sera il suo corpo era ancora lì, ma lui non c'era più.
Tutta colpa della
Sibilla...
Dice il Bian: un
giorno di fine settembre 1998 stavo portando l'auto in box quando
vidi per strada un micino rosso: sembrava Tigrotty da piccolo.
Risalito dal box, il micino era ancora lì e, non appena lo chiamai,
iniziò a fare le fusa ed a strusciarsi contro le caviglie.
Osservandolo meglio constatai che si trattava di una gattina sui sei
mesi, dagli splendidi occhi verdi e dal manto focato, con una
escoriazione sul collo. Era senz'altro una gatta di casa, abituata
al contatto con gli umani, e supposi che fosse fuggita
(l'escoriazione faceva pensare ad un collare da cui si sarebbe
liberata) o che fosse stata abbandonata.
La portai a casa, in un
tripudio di ron-ron, ed immediatamente provvedemmo a fornirci di
cibo per gatti, cuccia, cassetta e lettiera. L'ipotesi della gatta
di casa era esatta: appena preparata la lettiera, la micia ci si
accucciò liberandosi con evidente soddisfazione, poi consumò una
congrua dose di pappa dalla ciotola ed infine si accomodò, dopo i
tre giri rituali su sè stessa, sulle ginocchia della Gegeniglia per
il meritato riposo. Inutile dire che la Gegeniglia, anch'essa amante
dei mici, era al settimo cielo...; passato il sonno, la micia iniziò
a esplorare la casa in lungo ed in largo, facendone il proprio
stadio di atletica leggera. La sera, mentre guardavamo la TV a
letto, la piccolina rincorreva una pallina di stagnola saltando
qualsiasi ostacolo, ed ogni tanto balzava sul letto come una furia
arrestandosi a poche dita dal nostro naso miagolando per invitarci
al gioco.
Cambiò dodici nomi in cinque
giorni, finché ci accordammo tutti e tre: io, la Gegeniglia e lei,
sul nome primario (si sa, i gatti non hanno un solo nome), e così
per noi la micina divenne Sibilla... donde il titolo
del paragrafo, per ciò che avvenne poco dopo. Cinque giorni
soltanto, purtroppo... perché il sesto giorno, vicino al box, trovai
una serie di cartelli in cui una famiglia che abitava lì vicino
annunciava lo smarrimento di una gattina di sei mesi con il collo
escoriato da una lieve infezione. Sibilla era uscita di casa
trovando una finestra aperta, la curiosità dovuta alla giovane età
le aveva fatto scordare la strada del ritorno e si era attaccata al
primo umano (io) che le aveva dato una carezza. Avvisai la
Gegeniglia, che era al lavoro, e le chiesi se voleva vedere Sibilla
un'ultima volta, ma lei rifiutò tra singhiozzi soffocati... e così
riportai la micia alla proprietaria, una bambina di dieci anni che,
da parte sua, pianse di gioia. Anni dopo il Bian venne casualmente a
scoprire, incontrando il padre della bambina, che la voglia di
avventura di Sibilla l'aveva portata a un'altra fuga da cui
purtroppo non si salvò.
Micro
Ma ormai, "tutta colpa della Sibilla"... la casa dei
BianConigli non poteva restare orfana di un gatto. Sibilla aveva
riempito quelle mura di un'aria nuova, e la Gegeniglia era ormai
inconsolabile. E così promisi "andiamo da Mondo Gatto ed
adottiamo un micio". Caso volle che da lì ad una settimana, al
Parco Esposizioni di Novegro si tenesse una mostra felina: quale
migliore occasione per ammirare qualche esemplare blasonato e
contemporaneamente trovare un gattino alla ricerca di una casa?
Partimmo in due, tornammo in tre. Tra eleganti Siamesi, possenti
Norvegesi, simpatici Maine Coon, buffi Devon Rex e Persiani che
gareggiavano per il muso più concavo, c'erano diversi Gatti di casa
in cerca di un nuovo tetto: osservammo un bellissimo Silvestro, in
perfetto abito da sera, nero con la pettorina e le scarpine bianche,
una bella coppia fratello-sorella, inseparabili, qualche altro
europeo di varie sfumature, finchè trovammo Lui... Pisolava
tranquillo nell'angolino della sua gabbietta, socchiuse un occhio
quando la sua proprietaria gli fece una carezza, si stirò e si
lasciò docilmente prendere in braccio, iniziando a ronfare... "ha
sei mesi, si chiama Micro, perchè era il più piccolo della
cucciolata" ci disse la signora, "io ne ho altri dodici tra
casa e cortile, ve lo regalo purchè lo trattiate bene". Non
occorreva cambiargli nome, Micro gli stava benissimo.
Acquistammo un trasportino e lo portammo a casa.
"Io non lo voglio questo
gatto!!!"La
prima settimana fu traumatica per tutti e tre. Seppur svezzato,
cresciutello e vaccinato, Micro era pur sempre un micino tolto da un
ambiente aperto pieno di gatti e portato in un appartamento con due
umani sconosciuti: già durante il trasporto a casa le fusa si
trasformarono in un lamentoso miagolìo, che divenne un pianto
disperato quando lui realizzò che la sua vita stava cambiando
radicalmente. Coccole, moine, vezzeggiamenti furono vani:
Micro, educatissimo quanto all'uso della lettiera, tendeva a sparire
e nascondersi nei posti più impensati, benché non si ritraesse né
reagisse graffiando quando lo trovavamo. Grazie alla piccola taglia,
riusciva persino a nascondersi nel cassetto del tavolo della cucina,
malgrado fosse chiuso, passando tra il piano del tavolo ed il retro
del cassetto stesso: la prima volta che lo trovammo lì avanzammo
strane congetture su come fosse riuscito ad entrare... Passarono
due, tre, quattro giorni e la Gegeniglia, memore a caldo
dell'affabilità della Sibilla, iniziò a mettere in dubbio la bontà
della scelta di questo gattino, forse sarebbe stato meglio un gatto
adulto... ed al quinto giorno, durante l'ennesima ricerca del
felino, esplose in lacrime: "Io non lo voglio questo gatto!!!".
Dopo un consulto telefonico con l'ex-proprietaria (che ci consigliò
di avere pazienza: "E' affettuoso, vedrete che tra qualche giorno
l'avrete sempre tra i piedi") circa i problemi che Micro aveva
nell'ambientarsi, rincarammo la dose di coccole e di giochi. Sarà
stata questa, sarà stata la crisi della Gegeniglia, sarà stato
semplicemente il tempo... ma avvenne la metamorfosi, non ce lo
togliemmo più dai piedi, letteralmente: camminava tra un nostro
passo e l'altro.
Adesso (maggio 2000) Micro ha due anni, è rimasto micro
poichè non supera i tre chili e mezzo, benché sia lungo di corpo,
zampe e coda, e la sua affettuosità cresce di giorno in giorno. Ha
anche superato la diffidenza verso gli estranei: indifferente al
trillo del telefono (ha da molto realizzato che l'evento non è
foriero della comparsa di qualcuno), si nascondeva al suono del
campanello o del citofono, mentre ora va alla finestra a controllare
chi arriva; da qualche tempo accetta anche le coccole dai visitatori
abituali di casa, mentre prima si limitava a osservarli da debita
distanza. La scoperta della terza dimensione lo ha portato ad
esplorare le più alte vette degli armadi, ed anche a cadere dal
balcone (secondo piano, ma ampio terrazzo al primo), con l'unica
conseguenza di un grosso spavento nostro e suo, quest'ultimo durato
il tempo di farsi riportare in casa e mettersi a lisciare la coda
dai peli irti. La grata alla finestra è il suo quadro svedese
preferito e la caccia alla pallina magica completa la sua ginnastica
con le discipline del salto in alto e della corsa ad ostacoli... ma
come vedete qui sotto, la sua occupazione preferita (è un gatto,
no?) è il farsi ammirare e riverire, nonché il pisolare, solo o in
compagnia; peccato che il suo momento ufficiale di inizio della
giornata sia le sei del mattino... ma, vi assicuro, è piacevole
farsi svegliare da un micio che fa le fusa e la pasta sulla
pancia...


 
Oggi (oggi davvero,
luglio 2017)
Impossibile condensare in poche righe tanti anni trascorsi, ma basti
sapere che Micro è ancora con noi. Nato il 25 aprile 1998, ha
superato i 19 anni di vita pur con qualche acciacco tipicamente
felino, sbeffeggiando veterinari che lo davano per giunto al
capolinea e si merita questa pagina non solo per la sua presenza ma
anche perché ha condizionato alcune scelte sulle nostre recenti
vacanze, in quanto non possiamo più lasciarlo per periodi oltre i
tre-quattro giorni affidato ad altri. Comincia a soffrire di
insufficienza renale ed è in terapia, per questo dopo aver condiviso
con noi alcuni weekend lunghi si è fatto un'intera vacanza di due
settimane in hotel nella quale è stato benissimo (anzi, siamo stati
tutti benissimo) e ha ricevuto coccole addizionali dalle cameriere.
Il veterinario che lo segue da anni è fiducioso che possa arrivare
ai vent'anni, l'importante è che non si aggravi fino a soffrire
fisicamente o che non compaiano altre patologie.
Per adesso, è ancora un bel generatore di fusa :-)
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