Bianconiglio
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In viaggio sulla |
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da Sulmona a Roccaraso |
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Pur essendo cessato sin dal 2011 il traffico passeggeri (non parliamo di quello merci...), la ferrovia Sulmona-Isernia non è mai stata dismessa da RFI e, grazie al lavoro attivo dell'associazione Le Rotaie sotto l'egida della Fondazione FS, sin dal 2014 essa è percorsa per una ventina di domeniche l'anno da treni turistici che riscuotono un grande successo di partecipazione per la bellezza dei paesaggi attraversati, specialmente in inverno quando le abbondanti nevicate rendono "siberiano" il territorio, da cui il nomignolo "La Transiberiana d'Italia" di giornalistico conio, risalendo a un articolo pubblicato su Gente Viaggi nel 1980. Era da un po' di tempo che avevamo messo nel mirino un viaggio in treno storico su questa linea ma alcune difficoltà logistiche ci avevano fatti desistere. Tuttavia tra febbraio e marzo 2019 Le Rotaie e Fondazione FS hanno eccezionalmente organizzato tre tour di un weekend con partenza e arrivo a Roma e la collaborazione con la cooperativa Pallenium di Palena ha proposto dei pacchetti turistici comprensivi di pernottamento in hotel a Sulmona e visite guidate: così grazie alle sole tre ore di Frecciarossa che separano Milano da Roma abbiamo vissuto questa nuova esperienza.
Alle 10 in punto partiamo lasciando Termini impegnando la linea Roma-Sulmona che inizia con il lungo rettilineo da Prenestina a Lunghezza e la salita verso Bagni di Tivoli, Questa linea ferroviaria ha nella sua storia (che risale al 1888) la sperimentazione, nel 1928, dell'elettrificazione trifase alla tensione di 10 kV a frequenza industriale anziché 3,6 kV a frequenza ferroviaria che aveva avuto largo sviluppo dal 1905 specialmente nella rete ligure-piemontese: il desiderio delle FS era quello (un po' politicizzato) di continuare a usare la trazione trifase (il "Sistema Italiano") ma senza la soggezione di una rete di produzione di energia necessariamente svincolata da quella nazionale per via della diversa frequenza. La linea fu scelta per le caratteristiche che la accomunavano a una linea di valico alpina, con pendenze fino al 30 per mille. L'esperimento costituì il massimo sviluppo del sistema trifase che però soccombette all'esperimento coevo a corrente continua a 3 kV iniziato nel 1927 sulla Foggia-Benevento. Gravemente danneggiata dagli eventi bellici del secondo conflitto mondiale (i tedeschi in fuga distrussero la maggior parte delle opere civili), la Roma-Sulmona venne rielettrificata a corrente continua nel dopoguerra.
Altra sosta per incrocio a Carsoli dove il Bian perderà l'occasione di scattare una foto a una grande villa appena dopo la stazione, con tanto di scalinata rinascimental-barocca davanti. Scoprirà dopo, googlando un po', che si tratta di "Villa Lilli", una realizzazione dell'architetto Paolo Portoghesi per un benestante del luogo, industriale petrolifero. Dopo Carsoli la linea si inerpica al 30 per mille, la rampa più ripida della linea, verso la galleria di valico di Colli di Monte Bove (quota di valico circa 800 m) per poi scendere al 26 per mille verso Tagliacozzo con belle viste a nord verso il monte Velino e infine, più dolcemente, raggiungere Avezzano, altra fermata programmata. Lasciata Avezzano, si sale quasi paralleli all'autostrada A25 su rampe al 16-17 per mille costeggiando la Conca del Fucino, l'alveo di quello che avrebbe potuto essere il più grande lago del centro Italia, in realtà sempre molto paludoso tant'è che già i Romani ne effettuarono con successo il prosciugamento. Dopo la caduta dell'Impero Romano, la mancata manutenzione delle opere idrauliche fece tornare le paludi la cui bonifica riuscì con gran dispendio di quattrini al banchiere Alessandro Torlonia nell'Ottocento: "O Torlonia asciuga il Fucino, o il Fucino asciuga Torlonia". la linea svalica ancora a circa 900 m a Carrito-Ortona e poi scende dapprima al 12 per mille e poi tortuosamente e ripidamente al 27 per mille nella conca Peligna, anche questa visibile dalla prospettiva a volo d'uccello con panorami su Raiano, Pratola Peligna, Pacentro e Sulmona, la nostra destinazione, non prima di aver valicato il fiume Sagittario sul bel viadotto in curva detto "Gran Ponte d'Italia", prima di Anversa degli Abruzzi. Arriviamo in perfetto orario
a
Sulmona, sono le 13.35: tre ore e mezza per 170 km, elogio
dello slow travel. Durante il viaggio converseremo con altri
partecipanti, scatteremo foto, l'organizzazione ci offrirà un
assaggio di confetti (specialità di Sulmona) nonché bottigliette
d'acqua, potremo inoltre prenotarci per il turno di visita alla
città peligna così come per le varie escursioni previste per la
domenica, dove sceglieremo la visita di Pescocostanzo: tutto
perfetto, così come i pullman che ci attendono fuori dalla stazione
per condurci agli hotel.
Alle 16 inizia la visita guidata di Sulmona: partiamo dalla Cattedrale di San Panfilo dove la guida ci illustra anche episodi della vita di Pietro da Morrone, monaco eremita predicante in queste lande, poi eletto papa come Celestino V: secondo l'interpretazione popolare egli potrebbe essere "colui che fece per viltade il gran rifiuto", così che venne collocato da Dante all'Inferno. Sull'architrave della porta della Sacrestia, una lunetta in mosaico mostra Celestino V e Benedetto XVI, ultimo papa a rinunciare al ministero petrino, che pare abbia compiuto il suo pellegrinaggio a Sulmona nel 2010 proprio per farsi ispirare dallo spirito di Celestino. Si prosegue per il Complesso della Santissima Annunziata, in parte religioso e in parte civile, originario del trecento e ricostruito nel Settecento dopo un terremoto, per giungere sino ai resti dell'Acquedotto Svevo che ornano un lato della grande piazza Giuseppe Garibaldi, la quale (una volta riempita di sabbia) è teatro della grande Giostra Cavalleresca tra i contendenti dei sestieri della città, che si tiene in estate. Un breve tragitto in pullman ci conduce alla storica fabbrica di confetti Pelino, ditta fornitrice della Real Casa Britannica. Nel bell'edificio liberty è ospitato un museo sulla storia del confetto, dalla lavorazione alle bomboniere, e ovviamente lo spaccio aziendale che viene preso d'assalto. Alla fine si torna in hotel, cena e nanna.
Domenica 10 marzo 2019, ore 8.45: il treno storico parte da Sulmona alla volta di Roccaraso. Ci siamo alzati presto per farci condurre in stazione per tempo dove troviamo la composizione di ieri rinforzata da ben cinque "Centoporte": Bz39165, CIz36740, Bz39016, Bz39060 e Cz37095. In testa la D.345.1140, nuova entrata nel parco storico (avrà bisogno di una riverniciatura, il bel verde/isabella d'origine è stato quasi strappato quando la macchina è stata de-pellicolata) e in spinta la D.445.1034 che invece sfoggia elegantemente la livrea classica. Apparentemente uguali (non si notano nemmeno i 70 cm in più della D.445) le due macchine nascondono sotto le carrozzerie numerose differenze che destano interesse solo nei malati di treni come il Bian. In stazione è ricoverato lo spartineve a turbina S.244.001, unico esemplare delle FS, di fabbricazione austriaca e risalente agli anni '80, necessario durante i nevosi inverni.
Qui non si scherza, appena partiti la linea affronta ardite livellette fino al 28 permille e sale a mezza costa su numerosi viadotti e trincee che ci portano in un'ora circa ai 1069 m slm di Campo di Giove dove è prevista una sosta per visitare il paese. Tutta l'area della stazione è bianca di neve, ci troviamo a ridosso del massiccio della Majella. Nel centro del paese, sula piazza Duval dove prospettano i bei Palazzo Nanni e Palazzo delle Logge, è allestito un mercatino di prodotti dell'artigianato e della gastronomia locale.
Il treno riparte alle 10.50,
sempre in salita, fino a sbucare dopo la lunga galleria Majella
(quasi 2,5 km) nel grande altopiano di Palena (fermata alla stazione
per consentire agli escursionisti di effettuare un trekking) e alle
11.30 si ferma nella
stazione di Rivisondoli-Pescocostanzo che, dopo Brennero (1371 m
slm), è la seconda stazione ex-FS più alta d'Italia, sita a 1268 m
slm. Il record di altezza per una stazione italiana spetta
tuttavia a
San Nicola-Silvana Mansio sulle FCL, con i suoi 1406 m slm.
Alle 13.30 i pullman ci porteranno a Roccaraso dove nel frattempo il treno è giunto alle 11.40, consentendo ad altri escursionisti di recarsi sui campi da sci dell'Aremonga. Roccaraso fuori stagione è anonima come tutte le stazioni sciistiche, impressione acuita dal fatto che essa purtroppo non presenta più alcuna architettura degna di nota, di quello che era l'antico borgo medievale: venne infatti completamente distrutta nel 1943 dai nazisti, trovandosi sulla linea Gustav, e venne ricostruita del dopoguerra in stile moderno per preservare almeno l'aspetto turistico. I ristoranti principali sono già stati presi d'assalto dalle centinaia di viaggiatori del treno storico ma una breve passeggiata ci porta in un locale un po' defilato dove gusteremo l'ottima cucina. Ce la prendiamo comoda perché abbiamo un paio d'ore da perdere ed anche i ristoratori non ci mettono fretta.
La partenza del treno per il viaggio di ritorno alla volta di Sulmona è prevista per le 16.40. Siamo in stazione una mezz'ora prima dove vediamo che la D.345 è stata portata nuovamente in testa al treno. Chiediamo ai disponibili ferrovieri delle informazioni in merito: il Bian aveva supposto che, durante il viaggio di andata, l'avere una macchina in testa e una in coda servisse a diminuire le sollecitazioni sugli organi di aggancio del treno, ipotesi smentita dall'avere ora le due macchine in testa. In realtà, spiega uno del macchinisti, la posizione della D.445 serve ad alimentare permanentemente la condotta REC del treno e ora si preferisce avere in testa entrambe le locomotive per semplificare le manovre di scomposizione del treno a Sulmona.
nel ripercorrere l'altopiano di Palena veniamo salutati da una bellissima visione: poco prima si infilarci nella galleria alcune sagome quadrupedi scappano al giungere del convoglio, è un branco di sette lupi che attirano l'attenzione del viaggiatori. Il resto del viaggio è senza storia, la stanchezza comincia a farsi sentire e passiamo il tempo conversando con i compagni di viaggio: da due di essi otterremo interessati spunti per un eventuale futuro nuovo viaggio nel Lazio: Calcata (è qui che venne girata la scena di "Amici Miei" in cui i goliardi fingevano di voler distruggere il paesino, non a Civita di Bagnoregio dove credeva invece il Bian), Cerveteri con le sue cascate e la città fantasma di Galeria Antica. Alle 19.20 circa siamo a Sulmona, nella luce del tramonto, dove il treno viene portato alla composizione originaria al traino della E.646 e alle 22 circa saremo di ritorno a Roma. Frugale cena, nanna e l'indomani mattina un Frecciarossa ci riporterà a Milano.
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