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  7-8 Maggio 2011 - VENETO: I MONTI LESSINI         

Da diverso tempo la carta 1:800.000 del nord Italia, quasi sacrilegamente ripassata col pennarello ad evidenziare le strade percorse, mostrava un ampio triangolo bianco a nord di Verona. Sia le fotografie scattate in Valpolicella da Stefano "Morfeo" e postate sul forum di AHD, che un articolo letto su MotoTurismo (e conservato), mostravano bellissimi panorama visibili da strade che si snodavano tra i vigneti fino a raggiungere vette di tutto rispetto al confine con il Trentino... ed ecco che nel giro di pochi giorni si è concretizzata, grazie anche alla consultazione delle solite, consuete, amiche guide del TCI e di Wikipedia, l'idea di passare un weekend su e giù per le diverse valli della Lessinia.
 

L'itinerario di sabato 7 maggio: 140 km

L'itinerario di domenica 8 maggio: 110 km

 
Visualizza 20110507 Monti Lessini (1/2) in una mappa di dimensioni maggiori
 
Visualizza 20110508 Monti Lessini (2/2) in una mappa di dimensioni maggiori

Partiti sabato 7 maggio da Milano, un'oretta e mezza scarsa ci porta via A4 al casello di Peschiera del Garda dove, intorno alle 11 lasciamo l'autostrada a favore delle strade che si snodano sulle colline dell'anfiteatro morenico del Garda, passando per Castelnuovo del Garda, Sandrà, Pastrengo (che evoca battaglie risorgimentali). Si deve attraversare la bassa valle dell'Adige su strade un po' trafficate (è sabato) in mezzo a diverse aziende di estrazione e commercio del marmo: oltre che per la vinicoltura, l'economia della Lessinia è basata sull'estrazione del marmo, specialmente della qualità detta Rosso Ammonitico usata a scopi ornamentali. Qui e là sulle falde dei monti infatti vedremo diverse cave che purtroppo sfregiano il paesaggio, un aspetto che spesso non viene fatto notare dalle guide turistiche. Costeggiamo la collina giungendo a Sant'Ambrogio di Valpolicella da dove la pedemontana ci porta a San Pietro in Cariano e quindi alla prima tappa di visita, la Pieve di San Floriano. Il bellissimo campanile è purtroppo coperto da un ponteggio, ma possiamo visitare la chiesa ed il piccolo chiostro a tre lati.

Pieve di San Floriano

Lasciamo San Floriano infilando la SP34 che risale la valle verso Marano di Valpolicella, tra le valli di Fumane e di Negrar per raggiungere rapidamente Marano stessa e, in particolare, il piccolo Santuario di Santa Maria di Valverde, che dall'alto dei suoi 580m in cresta tra le valli di Fumane e Marano regala uno splendido panorama, e per questo è detto "il balcone della Valpolicella". Purtroppo la giornata, benché serena (finalmente!) non è limpida e il vapore acqueo impedisce la visione nitida. E' mezzogiorno da poco passato e il santuario è chiuso perché, ci dice una signora che porta fiori sulle tombe dei suoi cari nell'attiguo cimitero, il parroco deve essere andato a pranzo... pazienza.

Santa Maria di Valverde

Partiamo per la prossima tappa che raggiungiamo ancora molto rapidamente: fino a metà delle valli le distanze non sono lunghe perché l'intera Lessinia ha una superficie di soli 240 kmq, circa una volta e mezza l'estensione del Comune di Milano. Quando si sale più a nord le strade sono costrette a seguire i crinali e diventeranno più tortuose e piacevoli, grazie anche all'asfalto sempre in buone se non ottime condizioni. Quando però lasciamo la SP34 per deviare verso Prun ci troviamo su una strada minore molto mal tenuta e i cartelli apposti dai residenti non lasciano dubbi su quanto essi "apprezzino" lo sforzo delle amministrazioni locali in merito alla manutenzione. La deviazione ci è però necessaria per raggiungere le Cave di Prun, miniere risalenti al XII secolo ed abbandonate solo intorno al 1950 quando vennero aperte le cave a cielo aperto. Le cave si aprono sul fronte della montagna, a fianco della strada. Alcuni degli ampi portali sono recintati con indicazioni di "proprietà privata" e "pericolo di crollo", mentre altri sono aperti e ci si può avventurare all'interno. Le fotografie che spesso si trovano su internet o sulle riviste mostrano però "la bella copia" delle cave. All'interno si notano graffiti che testimoniano stupidi atti di vandalismo, nonché cumuli di materiali edili abbandonati. Vorremmo avventurarci in profondità ma la mancanza di una torcia e, sopratutto, l'aspetto un po' troppo recente di certe frane del soffitto limitano la nostra esplorazione a una ventina di metri: le gallerie invece dovrebbero estendersi per chilometri sotto la montagna. In ogni caso, come curiosità è una tappa da non perdere.

Le Cave di Prun

Dopo le Cave di Prun raggiungiamo l'omonimo paese e quindi la località Fane, dove troviamo le indicazioni per il monumento naturale eletto a ragione come simbolo della Lessinia: pochi chilometri ancora ed eccoci al Ponte di Veja. Prima di visitare il ponte, però, l'ora impone una sosta gastronomica: quest'oggi niente colazione al sacco, perché la fama che rimbalza su riviste e sulla rete a proposito della Trattoria "Ponte di Veja" (tel. 045 75 45 048) deve essere verificata... ed eccoci seduti in un locale moderno ma non anonimo, molto frequentato e dove il personale (poco, è a conduzione familiare) porta in giro piatti di tutto rispetto: gustiamo con grande soddisfazione due antipasti di polenta con salumi, due primi con specialità del posto (funghi e formaggi), un secondo a base di formaggio "brustolà" in due, sorbetto, caffè, acqua e 1/4 di vino per poco più di 40€: lo consigliamo a tutti. Per smaltire il lauto pasto, nulla di meglio che percorrere il sentiero a "otto" che scende dietro il ristorante, passa sotto il ponte naturale e risale dal bosco passando stavolta sopra il ponte per ritornare al punto di partenza: l'arco, lungo 40 metri, largo fino a 20 (e protetto con una ringhiera in corde d'acciaio, non ci si può sporgere) e dello spessore di 9 è quanto resta di un "covolo", una grotta ampia la cui volta è crollata lasciando però l'architrave di ingresso. L'intero giro del sentiero richiede una mezz'ora.

il Ponte di Veja

Riprendiamo la moto per salire verso i crinali più alti: è venuta l'ora delle curve delle strade SP13 e SP6. Saliamo in direzione di Sant'Anna di Alfaedo e quindi puntiamo a est per Erbezzo e Bosco Chiesanuova, superiamo il passo del Branchetto 1590m  e raggiungiamo San Giorgio su strade ottimamente tenute e prive di traffico, danzando tra una curva e l'altra; dopo San Giorgio la strada ora scende veloce e sinuosa e ci porta a Camposilvano, dove ci fermiamo per vedere un'altra curiosità naturale, il Covolo di Camposilvano, uno spettacolare ambiente creato dal crollo avvenuto in tempi geologici della volta di una caverna. Tutta la Lessinia è ricca di queste curiosità naturali a causa dell'elevato carsismo che crea anche allineamenti di rocce dalle forme inconsuete: sempre nel comune di Camposilvano vi è infatti la Valle delle Sfingi, ma altri esempi di queste "popolazioni" sono presenti qui e là. Il Covolo è raggiungibile per un breve sentiero alle spalle del piccolo ma interessante Museo dei Fossili.

Sfingi non ufficiali...               discesa al Covolo di Camposilvano  

La giornata volge al termine, scendiamo sempre rapidamente per Velo Veronese, Roverè Veronese, Cerro Veronese e Grezzana, per raggiungere Verona (a conoscere le stradine minori la si sarebbe potuta evitare) e il nostro punto-tappa, Parona di Valpolicella, dove pernottiamo in un hotel business con un ottimo (ma un po' costoso) ristorante.


Domenica 8 maggio lasciamo Parona per raggiungere in pochi minuti la frazione Pedemonte di San Pietro in Cariano, dove le guide citano la villa Serego-Boccoli, progettata da Andrea Palladio al pari di ben più famose residenze sulla Riviera del Brenta, in provincia di Vicenza. Purtroppo la villa è sede di un'azienda vinicola e non appare visitabile. Proseguiamo quindi in direzione di Fumane per infilare l'omonima valle in direzione di Molina, ma la nostra attenzione viene catturata da una costruzione a mezza costa: il Santuario della Madonna de La Salette, che raggiungiamo in pochi minuti per una breve visita ed apprezzare il panorama sui vigneti.

Ora la nostra destinazione è Molina, paese presso il quale vi è il Parco delle Cascate: la nostra intenzione sarebbe di visitarlo, i tre itinerari proposti sono da mezz'ora, un'ora e due ore, tuttavia non abbiamo l'abbigliamento adatto, la giornata è calda e camminare sino all'ingresso del parco per un sentiero molto assolato con gli indumenti da moto è un buon motivo per rimandare la visita a quando avremo vestiti più leggeri e un paio di litri d'acqua, ci torneremo per una gita dedicata solo al parco, ipotizziamo per giugno una partenza sabato pomeriggio, pernottamento a Molina, visita del parco la mattina, pranzo e rientro domenica pomeriggio.

Ora puntiamo verso nord in direzione di Fosse, con una breve deviazione su una strada stretta e percorsa da ciclisti che indica il sito della Grotta di Fumane, nome con cui è più noto il Riparo Solinas, un interessante sito troglodita, visitabile ahinoi solo su prenotazione: ci annotiamo anche questa possibile futura destinazione. Giunti a Ronconi per un tratto della SP13 percorsa ieri, decidiamo di vedere il Ponte di Veja dal basso, percorrendo la strada di fondovalle notata il giorno prima dall'arco. Scendiamo quindi per la SP14 verso Ceredo scendendo per una strada abbastanza panoramica fino a trovarci in fondo a una valle, fino a incontrare il Ponte che notiamo in alto alla nostra destra. Dopo la sosta per le foto, un bivio preso a sinistra poco oltre ci porta a Corso per la SP14a fino a salire ad Erbezzo riguadagnando le quote e le ampie viste, sempre per strade non molto larghe ma piacevoli per panorami e curve.

 

Come previsto, lasciamo le valli della Lessinia da nord salendo al Passo Fittanze della Sega 1399m. Per "guidare" il passo andrebbe affrontato in senso opposto, salendo da Sdruzzinà nella valle dell'Adige, mentre per godersi i panorami lo si deve fare in discesa. Il versante lessino è molto dolce e sale in mezzo a prati e pascoli, quello trentino scende con pendenze fino al 18% in mezzo ai boschi, con numerosi tornanti molto stretti, e con viste notevoli sulla val Lagarina, se non c'è foschia: sicuramente impegna di più in discesa che in salita !!!

tornante sul lato trentino del Passo Fittanze... notate la pendenza...

Una volta scesi a Sdruzzinà, apprezziamo la scorrevolezza della SS12 "dell'Abetone e del Brennero" che percorriamo in souplesse tra i vigneti: complice l'ora (è mezzogiorno passato) non c'è in giro nessuno e anche rispettando la velocità codice di 90 km/h si viaggia con piacere. Giunti a Rivalta, frazione di Brentino-Belluno, ci fermiamo per il pranzo all'hotel ristorante "Olivo" (045 72 70 039) specializzato in piatti a base di tartufo, di cui gustiamo un primo e a seguire dell'ottima carne salada.

Non riprendiamo, alla partenza, la SS12 ma infiliamo la SP11 di destra Adige che ci porta a sud verso Rivoli Veronese, nella vera a propria Terra dei Forti: in quest'area sono presenti, più o meno conservate e più o meno accessibili per privatizzazione o degrado o incuria, diverse fortificazioni risalenti al periodo tra la Restaurazione e la Prima Guerra Mondiale nonchè diversi castelli risalenti anche all'anno Mille: tutta l'area è stata in epoche storiche crocevia tra il Nordeuropa e l'Italia e come tale rivestiva grande importanza strategica.
Una piccola curiosità: la Rue de Rivoli, a Parigi, è così chiamata per onorare non il comune di Rivoli in provincia di Torino (come si potrebbe pensare per affinità  cisalpina con il Piemonte) ma proprio il comune di Rivoli Veronese, poichè qui Napoleone conseguì una delle sue più importanti vittorie in battaglia contro gli austriaci, nel gennaio del 1797. Nei pressi sorge ancora quanto resta dell'imponente monumento che venne eretto per ricordare la vittoria francese, monumento che venne abbattuto dagli austriaci appena essi tornarono in possesso della zona con la Restaurazione del 1814 e poi parzialmente ricostruito a cura dei francesi, alleati dell'Italia, nel 1914...
La SP11, prima di Rivoli, attraversa la Tagliata Incanal, fortificazione ridotta a magazzino per veicoli agricoli accanto al Canale Biffi, e poi ci porta nel grande anfiteatro morenico di Rivoli, nel cui centro, su una collina, sorge il Forte di Rivoli, già Forte Wohlgemuth, realizzato dagli austriaci in forma semicircolare (convesso verso l'Italia, a sud) e poi reso circolare dagli Italiani per presentare le bocche da fuoco verso nord una volta annesso il Veneto al Regno d'Italia. Ci fermiamo per l'interessante visita del forte che ospita anche un museo di apparati ricetrasmittenti militari di diverse epoche (fino agli anni '60) e il Museo della Prima Guerra Mondiale intitolato a Walter Rama.

Forte Rivoli (già forte Wohlgemuth)              la val Lagarina dal forte Rivoli

Il pomeriggio è ormai inoltrato, rinunciamo (sarà per un'altra volta) al procedere verso la Gola di Ceraino e la Chiusa Veneta, forte a protezione della gola stessa, passaggio impervio per un'armata, e ci dirigiamo ad Affi e quindi a Peschiera, dove riprendiamo la A4 per rientrare a Milano: in conclusione, è stato un gran bel weekend, abbiamo percorso circa 550 km in tutta tranquillità, visitato luoghi interessanti e preso nota di nuovi luoghi da visitare... ci torneremo:)

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