Bianconiglio e Gegeniglia
   I VIAGGI E LE GITE DI DUE MOTOTURISTI

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SCOZIA - raduno internazionale DMD 2013 Anstruther

        

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Da mercoledì 19 a sabato 22 giugno... e siamo a casa...

Mercoledì 19 giugno: Fort William - New Lanark - 293 km

Eh sì, si parte... nel nostro ruolino di marcia abbiano ancora un paio di siti da visitare, ma entrambi sono sulla strada che ci porterà a South Shields ed al ferry per Amsterdam. Lasciamo Fort William lungo la A82 che costeggia la sponda orientale del Loch Linnhe, che anch'esso lago non è, bensì fiordo marino. A Onich  si potrebbe piegare a sinistra per entrare nel Glen Coe, con gli omonimi paese e passo, luoghi tristemente famosi per il massacro perpetrato a tradimento il 12 gennaio 1692 dai Campbell ai danni dei McDonald: ancor oggi due membri dei clan rivali non siederanno mai alla stessa tavola.
Proseguiamo invece lungo la piacevole A828 costeggiando il mare che si insinua in diverse baie in direzione di Oban, la "Porta delle Isole" per via dei traghetti che collegano le Ebridi (prima tra tutte Mull) alla terraferma. Oban appare molto animata, fin troppo: desistiamo dal visitarla perché in fondo siamo appena partiti e ci accontentiamo di ammirare di passaggio i palazzetti vittoriani sul fronte del porto e il simil-Colosseo sull'altura. Pieghiamo sulla A85 che si dirige a est per il Pass of Brander e il Loch Awe (che lago è, invece), e poi per il Glen Lochy e lo Strath Fillian, in un paesaggio di colline e foreste che si addentra nella parte occidentale dei Trossachs.
A Crianlarich altra deviazione, ancora a sud verso il Loch Lomond, il più vasto lago della Gran Bretagna che occupa una faglia tettonica e poi si allarga frantumando la terra in diverse isolette. Ci fermiamo a Luss, piccolo e grazioso villaggio che, malgrado il turismo, ha conservato un'impronta abbastanza pittoresca: passeggiata per le stradine pedonali e tardivo pranzo con una zuppa di pomodoro semplicemente eccezionale!
A Dumbarton si comincia ad avvertire l'imminenza di Glasgow, la prima città della Scozia per numero di abitanti: appena possiamo infiliamo l'autostrada per superarla rapidamente. Anche Glasgow meriterebbe una visita non superficiale per ammirare la riqualificazione dei quartieri industriali... ci vuole una scusa per tornare in Scozia, no? Eccone un'altra!
A sudest di Glasgow c'è il piccolo villaggio di Motherwell, dove avevamo individuato un hotel molto cheap, di cui non facciamo il nome: le recensioni di Booking sembravano buone ed il rapporto qualità/prezzo eccezionale... ci ritroviamo in un'ombrosa ma umida valletta che avrebbe la sua romantica ragion d'essere nell'Ottocento, ma non oggi; entriamo e siamo accolti da odore di muffa nell'ambiente deserto e scuro. Al secondo richiamo arriva il gestore, con un'aria che ci tranquillizza meno di Norman Bates: attraversati diversi corridoi con masserizie negli angoli egli ci conduce alla nostra camera, con una grande bow window dai vetri riparati alla meglio, un bagno minimale e un'aria generale polverosa... ci guardiamo e con ferma educazione lo salutiamo, andandocene senza rimpianti. Puntiamo verso New Lanark, la nostra destinazione per l'indomani mattina, tentiamo persino (botta di vita?) di chiedere la disponibilità di una camera all'elegante New Lanark Mill Hotel, ma purtroppo non ci sono camere libere. Ci basterà tuttavia girare per Lanark per trovare un piccolo, graziosissimo B&B dove l'anziana proprietaria ci metterà a disposizione una camera che sembra una bomboniera, quasi un peccato entrarvi e disseminarla del nostro bagaglio. Faremo una passeggiata serale fino a un piccolo market dove compreremo una torta e sfrutteremo il bollitore del the in camera.

Giovedì 20 Giugno: New Lanark - Newcastle-upon-Tyne - 305 km

La colazione al B&B in compagnia di una giovane coppia di turisti austriaci è gustosa e ci carica per la giornata. Salutiamo la gentile signora che ci ha ospitati e in una quindicina di minuti arriviamo a New Lanark per "assaggiare" l'aria di questo particolare luogo, che purtroppo è visitabile solo a partire dalle 11, un po' tardi per le nostre esigenze di arrivare al check-in del traghetto per tempo.
Ma cosa rappresenta New Lanark? Citiamo l'introduzione del sito ufficiale:
"New Lanark, sito Patrimonio dell'Umanità, è un villaggio centrato attorno ad un cotonificio del 18esimo secolo (...). Il villaggio diventò famoso nel periodo 1800 - 1825 quando Robert Owen era l'amministratore del cotonificio. Owen trasformò la vita degli abitanti di New Lanark grazie ad idee ed opportunità almeno cento anni in anticipo sul proprio tempo, abolendo il lavoro dei minorenni e le punizioni corporali. Tutti gli abitanti del villaggio ottennero delle dimore decenti, scuole e classi serali, un servizio sanitario gratis e cibo non troppo costoso."
Villaggio modello? Esperimento sociale? Comunità utopistica? Questo e molto altro: New Lanark fu il prototipo dei villaggi operai che si diffusero umanizzando la rivoluzione industriale in certe parti d'Inghilterra (non tutte purtroppo) ad opera di pochi imprenditori illuminati ed alle loro idee che arrivarono anche sul continente grazie ad altri idealisti, come i fratelli Crespi nell'Isola Bergamasca, noti per la realizzazione di Crespi d'Adda.
veduta panoramica di New Lanark

Immerso in un folto bosco sulle rive del fiume Clyde, "il villaggio di New Lanark è ancor oggi una comunità vivente e viene curato da un istituto di beneficenza indipendente. I profitti dell'albergo e delle attrazioni per i visitatori danno la possibilità al Conservation Trust di continuare a restaurare e conservare intatto il villaggio storico". Abbiamo solo tempo per una passeggiata tra i palazzi ammirando le opere di presa dal fiume Clyde dell'acqua per i mulini, poi ripartiamo. Per guadagnare tempo infiliamo l'autostrada M74 che si snoda con saliscendi e ampie curve tra le Southern Uplands.

People: nessuno scambio di battute, non ce n'era il tempo nè la possibilità ma, lungo l'autostrada... che razza di veicolo è quello? Indefinibile da lontano, si è prima distinto un carrello-appendice da campeggio... ma trainato da cosa? Perbacco, da un sidecar! Ed eccoci a superare, salutando ricambiati, un vecchio sidecar dal carrozzino a sinistra con a bordo una famigliola, padre madre e figlio, che procedono placidi sulla loro corsia... impensabile da noi in Italia.

VindolandaA Carlisle siamo ormai da alcune miglia in Inghilterra: lasciamo l'autostrada per la A69 che punta decisa ad est lungo le creste delle Cheviot Hills: queste file di colline parallele, che avevamo incontrato anche all'andata, costituirono il naturale terrapieno su cui venne eretto il Vallo di Adriano, il formidabile complesso di fortificazioni a difesa del confine settentrionale della Britannia romana dalle incursioni dei Picti, ovvero degli antichi abitanti della Scozia secondo il nome dato loro dai Romani per sottolineare che usavano dipingersi il viso. A detta di molti, il miglior modo di apprezzare quest'altro monumento UNESCO è il trekking: noi invece ci accontentiamo di infilare stradine secondarie che seguono il profilo delle colline, sempre sotto il vento non indifferente, fino a fermarci a Vindolanda, uno dei siti archeologici tuttora attivi dove squadre di specialisti e volontari riportano alla luce i resti di un forte ausiliario.

E adesso bisogna proprio andare, il check-in al porto di Newcastle è entro le 16.15: riprendiamo le stradine secondarie con i loro su-e-giù fino alla prima indicazione per la A69, puntiamo decisi su Newcastle e quindi su South Shields, dove troveremo una discreta coda di auto in attesa di imbarcarsi. Come altri motociclisti del posto, non facciamo "i continentali" superando la fila: qui si aspetta il proprio turno per il check-in e le formalità doganali. La stiva del ferry finalmente ci accoglie e l'esperienza di una decina di giorni prima è ormai radicata: assicuriamo Midori al ponte con le cinghie e ci sistemiamo in cabina in tempo per andare al bar di poppa (all'aperto, e che vento!) per salutare la Gran Bretagna mentre la scia della nave si stempera tra i flutti. Il resto del viaggio procede senza storia, dopo la traversata dell'andata i ponti passeggeri non hanno più segreti per noi.

Venerdì 21 giugno: Ijmuiden (NL) - Rastatt (D) - 557 km

Come all'andata, altra sveglia alle 6.30 ma eravamo pronti all'esperienza. Dopo la colazione scendiamo al ponte veicoli un po' preoccupati per il bollettino meteo che dà cattivo tempo al porto di arrivo. Nelle viscere della nave fa un bel caldo ma molti dei motociclisti che scendono dopo di noi si preparano ad indossare le tute antiacqua e così facciamo anche noi. Lo sbarco è lento, abbiamo davanti a noi diverse automobili e iniziamo a sudare nel puzzo dei gas di scarico finché finalmente ci muoviamo e... sbarchiamo sotto il Diluvio Universale: il molo di Ijmuiden è flagellato dal vento e la pioggia cade violentissima: per la differenza di temperatura e umidità il motore si ingolfa e riparte solo dopo un robusto cicchetto di starter, mentre un'altra coppia di motociclisti vedendoci in difficoltà si avvicina: grazie People, a buon rendere, ora è tutto ok, basta riabituarsi a guidare a destra.
Raggiungiamo l'autostrada e la infiliamo ma non si riesce a procedere a più di 80 km/h per le raffiche di vento... tuttavia si va avanti, avanti, avanti: Amsterdam, Utecht, Arnheim finchè al confine tedesco finalmente smette di piovere e più si procede più il cielo si rasserena. Via via ci lasciamo alle spalle Dusseldorf, Koln, Frankfurt e, poco dopo Karlsruhe, usciamo dall'autostrada a Rastatt.
Rastatt è una doppia piacevole sorpresa: la scelta della località per la tappa intermedia sul continente era stata dettata dal trovare un hotel conveniente a metà strada. Ebbene, la Bildungshaus St. Bernhard è un pensionato gestito dall'Arcidiocesi di Freiburg che offre a prezzi convenienti una sistemazione più che decorosa (la nostra camera è grande quanto mezzo campo da tennis, pulitissima) a due passi dal centro storico, in un quartiere molto tranquillo. Rastatt stessa è un'ordinata cittadina di poco meno di 50.000 abitanti con un notevole palazzo-castello settecentesco, a un passo dalla Foresta Nera a est e dal confine Alsaziano a ovest: quando vorremo visitare queste due regioni ne terremo conto.
People: girando per il centro individuiamo un ristorante, dove ceneremo assistiti dai consigli di un gentilissimo capocameriere che parla inglese, francese e ci chiede di insegnargli anche qualche parola di italiano, altro che freddezza tedesca.

Sabato 22 giugno: Rastatt (D) - Milano (I) - 537 km

Dopo la colazione (piccola nota stonata della Bildunghaus St. Bernhard, la colazione è un po' povera) re-infiliamo l'autostrada in direzione sud. A Basel un arcigno doganiere svizzero ci ispeziona il parabrezza: "Guten tag, vignette?" (pronunciato "vigh-nete"): vuol vedere il contrassegno autostradale. Glie lo indichiamo, appiccicato al lato destro del parabrezza... accidenti, le istruzioni dicevano di applicarlo a sinistra: quanto sarà "svizzero" questo tizio? Egli si sporge, controlla, sorride e ci fa proseguire per Olten. Ormai si sente "aria di casa": Luzern, poi il San Gottardo, Bellinzona, Chiasso... e l'ultima cinquantina di km che ci porta fin nel box sotto casa.

Quanta nostalgia dei panorami del nord, però: che desiderio di tornare in quelle terre per andare oltre le zone visitate e sentire il vento sul viso. Questo omaggio a Bonnie Prince Charlie è incompleto, dovevamo tenerci una scusa per tornare e ne abbiamo incamerate diverse: "quando" vi ritorneremo non lo sappiamo, ma "se" sicuramente sì, per poter sentire ancora il vento della brughiera che ci sussurra

 

 

 


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