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del 25 e 26 agosto, fate click
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Lunedì 27 agosto 2012: oggi
sì che si gira
Cavalese - Passo Manghen -
Strada SP133 "dei Kaiserjäger" - Altopiano di Lavarone - Strada dei
Fiorentini - Passo Coe - Folgaria - Rovereto
Dopo un giorno e mezzo di relax a Cavalese purtroppo bisogna fare i bagagli, questi weekend sono sempre troppo
brevi, ma qui ci torneremo ancora, si sta troppo bene. Le previsioni
meteo comunque sono state azzeccatissime, la giornata è splendida,
soleggiata ma non calda, e l'intenzione è quella di sfruttarla
appieno scendendo verso sud per prendere l'autostrada il più in là
possibile, magari addirittura a Vicenza...
1-2-3-4: Partiamo da
Cavalese (1) per Molina di Fiemme e quindi in direzione di
Passo Manghen, la SP31 dapprima rettilinea e ombreggiata prende
pieghe tra i boschi di conifere illuminati dalla luce della mattina,
ricorda la strada del Vivione ma è più bella, poi sale oltre il
limite della vegetazione d'alto fusto e arriva a
Passo Manghen
2047 m con un'ultima serie di tornanti serrati, quindi scende
verso la Valsugana mentre la temperatura si fa via via più alta. In
Valsugana corre un'anonima strada a quattro corsie, la SS47, ma la
evitiamo il più possibile passando a mezzacosta sulla Panoramica
della Valsugana per Torcegno (2)
e Roncegno (3) finchè dobbiamo per forza scendere a fondovalle:
da qui tanto vale infilare la "quattro corsie" ma ne usciamo a Levico Terme,
perchè da qui si può salire all'Altopiano di Vezzena "in
circa 15 km., partendo da Caldonazzo in località Lochere
lungo la strada provinciale SP133 di Monterovere (4), chiamata anche “Menador”,
“Pegolara” o “Kaiserjägerweg”. Si tratta di un tracciato
militare della prima guerra mondiale. La strada, che sale a tornanti
ed offre un’incomparabile vista sulla Valsugana
e sui laghi di Caldonazzo e Levico, è in alcuni punti stretta e
in forte pendenza, costruita a picco sulla roccia. Si sconsiglia
pertanto il transito a chi soffre di vertigini"
(fonte).
Avevamo sentito parlare da più voci e scritti di questa strada che
veniva descritta come uno spauracchio, ma per noi più è vertiginosa
più e divertente!!!
4-5-6-4: La lettura in passato di un libro sulla Guerra
dei Forti su questi altipiani ci fa sovvenire diversi toponimi,
Forte Vezzena, Forte Campomolon, Forte Belvedere, Forte Cherle...
praticamente per l'Italia la Prima Guerra Mondiale iniziò qui, con
il primo colpo di cannone sparato dal Forte Verena sulle fortezze
austriache Werk Verle e Spitz Levico. Arrivati a Monterovere (4)
puntiamo verso
Passo Vezzena 1402 m (5) con l'intenzione do
proseguire sulla SS349 per Asiago e magari Vicenza, ma l'indicazione per
Luserna
(6)
ci attira: in questa località erano erette diverse fortezze
austriache che dominavano gli altipiani: effettivamente occorrerebbe
passare una settimana con le scarpe da trekking ai piedi per
visitare tutte le rovine delle fortificazioni costruite secondo le
più moderne tecniche dell'epoca. Percorriamo una strada tra i boschi
che offre belle viste sulla val d'Astico fino a trovarci... al punto
di partenza, Monterovere. Qui realizziamo che scendere per Asiago
sarebbe piuttosto lungo e allora puntiamo su Lavarone, passando
accanto all'unico forte austriaco perfettamente conservato,
Werk
Gschwent, o
Forte Belvedere, che abbiamo già visitato in
passato.
4-7-8-9: Dopo una sosta per il pranzo scendiamo per Carbonare e San
Sebastiano, e qui una indicazione turistica (7) segnala Forte Cherle,
la memoria torna al libro ed a una strada percorsa anni prima
durante una gita di qualche giorno con base ad Arsiero. In località
Forte Cherle sorge un albergo omonimo e da lì si possono raggiungere
le rovine del forte che però non è attrezzato per una visita.
Proseguiamo sulla Strada SP142 dei Fiorentini in mezzo a una foresta bella
ma alla lunga un po' monotona, fin quasi a Passo della Vena 1546
m (8), poco prima del quale una deviazione fa ri-puntare su Lavarone:
attraversata una breve galleria... meraviglia! Un paesaggio
completamente diverso, la strada che corre a mezza costa con belle
viste fino alla pianura vicentina e la memoria che si rinnova, ripensando al viaggio di diversi anni
fa in queste zone che non stancano mai, tanta è la varietà di strade
da percorrere e luoghi da scoprire. A un certo punto la strada
lascia il ciglio della montagna e si addentra in un bellissimo
altopiano a 1600 metri di altezza, verso Passo Coe. Qui, in
mezzo agli innumerevoli alberi, tre forme coniche, quasi fossero abeti d'acciaio,
attirano la nostra attenzione e un cartello turistico indica "Base
Tuono". Memori di una recente trasmissione televisiva a tema
turistico, ci
fermiamo e percorriamo a piedi trecento metri di sentiero... ed eccoci alla
Base Tuono
(9).
Aeronautica
Militare
1ª Aerobrigata Intercettori Teleguidati (IT), Padova
7° Reparto IT, Vicenza
66° Gruppo IT Monte Toraro/Tonezza del Cimone (Vicenza)
Una completa descrizione
della Base Tuono
(nome in codice segreto sino a pochi
anni fa) è
disponibile sul
sito
ufficiale, qui ne riassumiamo le
caratteristiche.
Dopo la Guerra di
Corea gli Stati Uniti d'America avevano avviato un
programma di realizzazione di missili antiaereo per valutare
un'alternativa agli elevatissimi costi di
realizzazione di aerei intercettori, di formazione dei
piloti e di rimpiazzo dei piloti stessi in caso di morte in
combattimento, considerando anche i costi umani dovuti
alle perdite. Inoltre negli anni Sessanta del secolo
scorso la contrapposizione tra la NATO e il Patto
di Varsavia era sfociata in fortissimi attriti militari
e sociali lungo la Cortina di Ferro, il confine
diretto tra Paesi delle rispettive fazioni. L'Italia fu il
primo paese NATO dove venne installato un nuovo sistema
d'arma antiaereo, il
Nike Hercules
(successore del meno potente Nike Ajax) studiato per contrastare la penetrazione
di formazioni di bombardieri sul territorio, in dodici basi
dislocate in Lombardia, Emilia Romagna e Triveneto, facenti
capo alla 1a Aerobrigata Intercettori Teleguidati (IT)
e dipendenti attraverso una catena gerarchica dal 1st
Strategic Operative Command dell'Aeronautica Militare
sito a Monte Venda, presso Abano Terme.
Base Tuono (come
altre del dispositivo militare) venne messa in opera nel
1966 e decommissionata nel 1977. Nel 2009 il Comune di
Folgaria, sul cui territorio era ospitata la base, ha voluto
ricostruire con l'aiuto dell'Aeronautica Militare parte del
sito di lancio e comprenderlo nel
Parco della Memoria,
un sistema museale a perenne ricordo delle vicissitudini di
questa terra che è stata per lungo tempo di confine, prima
tra la Serenissima ed il Principato dei Vescovi di Trento,
poi tra l'Italia neo-costituita e l'Austria-Ungheria,
cinquant'anni dopo teatro della Prima Guerra Mondiale, poi
di guerra partigiana durante il secondo conflitto mondiale e
infine, appunto, sito di una base missilistica durante la
Guerra Fredda.
Ogni base era
costituita da tre aree di lancio, denominate Alpha,
Bravo
e Charlie (nelle installazioni USA c'era una quarta
area,
Delta), ogni area essendo armata con fino a quattro rampe
di lancio e un hangar per sette missili, con il pulpito di
lancio ospitato in un bunker. In prossimità c'era il sito di
assemblaggio dei missili e la base logistica con gli
accasermamenti e i servizi. Nelle vicinanze del sito di
lancio, in posizione elevata (per Base Tuono sul vicino
monte Toraro) erano piazzati quattro radar con diverse
funzioni, e due rimorchi di camion costituenti il Centro
Comando con gli schermi
radar, il computer di guida e tutti gli apparati necessari a
mantenere le comunicazioni e lanciare i missili qualora il
lancio non potesse essere comandato dal bunker del sito di
lancio.
Nell'immagine un missile pronto al lancio sulla rampa; in
secondo piano gli elementi che nella realtà operativa erano
sulla vetta di Monte Toraro:
i due rimorchi del Centro di Comando e i
quattro radar, da sinistra un TTR, il LOPAR, un altro TTR e
l'MTR.
Il sistema d'arma
era costituito dai missili intercettori Nike Hercules e dai
radar di intercettazione. Agli operatori del centro
comando giungevano innanzitutto via radio le rilevazioni dei
radar di grande potenza siti nel nord Italia (uno era a
Mortara, un altro presso Passo Maniva, nel Bresciano, ed
altri) e le tracce dei possibili bersagli venivano seguite
"a pennarello" su un quadrante. Se un possibile velivolo
bersaglio si avvicinava a meno di 280 km da una base di
lancio, entrava nel campo del LOPAR (LOw Power
Acquiring Radar), il radar di acquisizione del bersaglio,
detto "gianduiotto" per la sua forma. Il sistema IFF
(Identifier Friend or Foe, amico-nemico) contattava il
transponder del bersaglio, che doveva farsi identificare: in
caso di acquisizione di un nemico, due radar TTR
(Target Tracking Radar) determinavano quota, velocità e
direzione del bersaglio ed inviavano i dati al computer, che
occupava quasi un'intera parete di un rimorchio del centro
comando. Il missile veniva predisposto per il lancio e il
radar MTR (Missile Tracking Radar) era pronto per
inviare i dati di guida al sistema di bordo. Dopo il conto
alla rovescia il missile partiva e veniva guidato dall'MTR.
Il sistema poteva essere governato manualmente dagli
operatori in caso di guasto di un sistema o di mancato
contrasto delle contromisure elettroniche ai disturbi radio
del nemico.
Ogni missile
era costituito da quattro componenti: il sistema di guida
era alloggiato nell'ogiva, riceveva ed eseguiva i comandi
del computer di guida trasmessi dall'MTR,
comunicando di converso la propria posizione, seguiva la
sezione bellica che conteneva il carico esplosivo,
quindi il motore di crociera ed il booster. Al
momento del lancio il booster, composto da quattro razzi a
combustibile solido dall'impulso di 3,5 secondi, portata il
missile ad una quota di circa 1500 metri alla velocità di
1,5 Mach (1800 km/h) e si sganciava. Si accendeva il motore
di crociera che, con un impulso di 39 secondi, portava il
missile alla velocità di 3,5 Mach (4200 km/h) sulla rotta di
intercettazione ad un'altezza superiore a quella del
bersaglio, tipicamente 30.000 metri. Il missile proseguiva
per inerzia e gravità, guidato dagli impulsi del MTR
ricevuti dal sistema di guida che azionava i servomeccanismi degli alettoni, fino a giungere
sul bersaglio dove la sezione bellica esplodeva scagliando
per un ampio raggio 20.000 sferette metalliche del peso di
140 grani (circa 9 grammi) in grado di abbattere o perlomeno
danneggiare gravemente più aerei in formazione. Il missile
sarebbe comunque stato in grado di trasportare una bomba
nucleare tattica. |
9-10-11: La visita guidata di
Base
Tuono (9) è stata estremamente interessante e ben condotta, ne siamo
stati pienamente soddisfatti anche perchè pur non essendo ignari di
architetture militari d'epoca non eravamo a conoscenza di
tecniche così recenti che, ricordiamo, erano coperte da segreto
militare sino a pochi anni fa benchè superate da oltre trent'anni.
E' però ora di rientrare, risaliamo su Midori e superiamo Passo
Coe 1610 m scendendo a Folgaria (10) godendoci le belle
curve e un po' di tecnica nella discesa dietro
Castel Beseno,
finchè giungiamo in Val Lagarina e a Rovereto (11) prendiamo
l'autostrada per il ritorno.
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La galleria fotografica
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