Bianconiglio e Gegeniglia
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FRANCIA 2014: dalle Strade della Lavanda alle Alpes-Maritimès

        

Alla fine, come una Sirena la Francia ci richiama sempre. Lo scorso inverno, mentre eravamo a sciare a Santa Caterina Valfurva, in un’edicola ci occhieggiava invitantemente violetta la copertina di un numero speciale de “In Viaggio” dedicato a Provenza e Costa Azzurra: scartata la Costa Azzurra che conosciamo già abbastanza, era forse un invito a percorrere le Strade della Lavanda? L’idea non ha preso corpo concretamente da subito, un po’ di problemi famigliari ci avevano distolto dalla solita, accurata pianificazione del viaggio e così a meno di una settimana dal giorno previsto per la partenza, avevamo fissato un hotel solo per i primi otto giorni dei sedici da dedicare alle vacanze, il resto sarebbe stato lasciato al caso, così come la sequenza dei luoghi da visitare. In “corso d’opera” la vacanza ha preso tutt’altra piega e, paradossalmente, è stata una delle più riposanti degli ultimi anni: qualche volta da un cattivo impasto nasce una bella ciambella col buco anche se, sin dall’inizio, sembrava che tutto peggiorasse.

 
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Vacanze 2014: Francia - Luberon e Alpes Maritimes

Partenza prevista per sabato 12 luglio e la notte prima che succede? Micro, il nostro gatto, sta male: visita dal veterinario, conforto (“è solo la sua gastrite che recidiva un po’”), cambio di dieta e preparazione dei medicinali che nelle due prossime settimane il padre di Bian, cat-sitter, dovrà mescolargli alla pappa. Il tutto ci fa posticipare la partenza alle ore 15. Partiamo sotto il classico cielo coperto di questa strana estate, percorrendo la A4 per Torino e proseguendo per Oulx, quindi colle del Monginevro (dove inizia a piovere), Briançon e giù fino a Embrun dove per fortuna torna il sole, costeggiamo il lago di Serre-Ponçon e a Tallard infiliamo la A51 per guadagnare tempo (compreso qualche sorpasso a 180 km/h tanto per vedere come si comporta Carpe Diem... niente da dire, basta dare gas e lei va, va, va...) fino a Sisteron-Sud, dove la D951 ci conduce un po’ tortuosamente a Saint-Etienne-les-Orgues, il paesino dove abbiamo prenotato un hotel avendolo individuato come baricentrico rispetto alla zona da visitare. Lungo la strada troviamo diversi avvisi che segnalano il passaggio, per domenica 20 luglio, della 15° tappa Tallard-Nimes del Tour de France.


Ahia, avremmo dovuto guardare meglio la mappa: la strada che ci collega alle zone d’interesse è molto tortuosa, percorrerla  sarebbe un dazio non indifferente da pagare ogni giorno e l’hotel è 3 km fuori dal centro abitato: per di più la cucina non è eccezionale e alle 5 del mattino di domenica 13 luglio siamo già svegli a causa delle tende oscuranti che non oscurano niente... rapida decisione e, dopo colazione, prepariamo i bagagli e partiamo all’avventura verso Apt sulla D4100. Neanche un’oretta più tardi, tra i monti della Vaucluse e quelli del Luberon, a Céreste notiamo un alberghetto: ci fermiamo, la carta del ristorante invita, le camere hanno le persiane, c’è la possibilità di ricoverare la moto in un box... ci fermiamo a “L’Aiguebelle”!

Dopo esserci sistemati abbiamo a disposizione il pomeriggio e partiamo per un primo tour verso est. Pochi km e passiamo nel dipartimento di Vaucluse sulla D900... o meglio, perché no? Sulla Via Domizia! La Provenza, ovvero la Provincia romana per eccellenza, è costellata di vestigia della storia Romana... ma anticipiamo subito che a causa del clima decisamente troppo caldo non visiteremo quasi niente in questa zona che riteniamo sia molto più fruibile nella mezza stagione: per questo segniamo anche i luoghi non visitati, ci serviranno da promemoria per il futuro.

Le Pont Julien

Dopo Apt (l’antica Apta Julia) compiamo una breve sosta presso il Pont Julien, un ponte romano sulla Via Domizia molto ben conservato benché sino al 2005 sia stato utilizzato come ponte stradale per la D108. Sempre in direzione est e poi nord, ci dirigiamo verso Gordes, villaggio arroccato su un’erta collina, classificato tra i più bei villaggi di Francia... e si vede, il traffico di turisti è molto sostenuto e l’accesso al paese molto difficile. Svoltiamo per la vicina Abbazia di Senanque, raggiungibile per una stretta strada in discesa con alcune piazzole per gli incroci: anche qui il traffico è elevato e, giunti in fondo, notiamo il grande numero di auto parcheggiate: preferiamo lasciar perdere per tornare un altro giorno. Nella risalita dobbiamo arrestarci in una piazzola a causa di un grande numero di (ma guarda...) motociclisti italiani su BMW che scendono: ma che strano, ci salutano tutti... come mai? Ah già, ma adesso anche noi abbiamo una BMW :-) Sguardo alla cartina e nuova destinazione, il villaggio di Roussillon e qui finalmente possiamo dire che le vacanze iniziano davvero.

Roussillon

Anch’esso classificato tra i più bei villaggi di Francia, Roussillon deve la sua fama alle cave d’ocra che costituiscono un caso particolare (insieme al Colorado Provençal) in una geologia dominata dal calcare come la gran parte del territorio della regione. Arroccato su una collina, mostra sin dai colori delle case la sua vocazione di borgo minerario di questo materiale usato per il vasellame. Dall’alto delle falesie delle cave, il contrasto tra il verde cupo delle abetaie e le sfumature dal giallo intenso al violetto degli strati d’ocra crea un panorama eccezionale, e la visita del sentiero delle ocre permette di addentrarsi in un paesaggio fantastico di sabbia impalpabile e concrezioni che comunque resistono alle intemperie. Al volgere al termine del pomeriggio rientriamo a Céreste: cena, passeggiata e nanna in una fresca e silenziosa notte.

Le cave di ocra a Roussillon


Lunedì 14 luglio, festa nazionale, anzi: Fête Nationale! Nel paese si fanno preparativi per la festa serale, noi invece ci prepariamo a vedere finalmente i grandi campi di lavanda che ci hanno attirato fin qui. Facciamo prima un salto a Forcalquier: la nostra albergatrice ci ha informato di un mercatino caratteristico che si tiene proprio oggi: in verità di bancarelle tipiche non ce ne sono molte.

Ci dirigiamo allora verso Sault, un villaggio a quasi 800 metri d’altezza, costruito a margine dell’altopiano a dominare l’ampia valle sottostante. Il centro è piccolo ma animato da numerosi turisti che visitano le botteghe e i monumenti, tra cui spicca la chiesa di Notre-Dame-de-la-Tour. Ed eccoli, finalmente, i campi di lavanda... ma sarà vera lavanda o lavandin? Più probabile la seconda varietà che permette una resa migliore nell’estrazione dell’essenza, ma a noi non importa, il profumo è lo stesso molto buono!

La lavanda!  E' quasi il "campo perfetto"

Lasciamo Sault scendendo in valle per risalire dal versante opposto sulla D164 ed ecco i primi cartelli ad uso dei ciclisti che indicano la distanza e la pendenza della strada che va verso uno degli spauracchi del Tour de France (ma non di quest’anno): il Mont Ventoux. La traduzione è facile, l’etimologia anche: ai margini della piana del Rodano, circondato soltanto da colline, questo gigante di calcare si eleva a 1911 metri di altezza. Da lontano la vetta appare candida... sarà mica neve, in questa stagione? Ma no, ragioniamo... però a 2000 metri l’erba dovrebbe esserci ancora... ma non qui! Il Mistral che spira impetuoso da nordovest verso il delta del Rodano ha letteralmente pelato la cima della montagna, poi in inverno il ghiaccio trita la roccia, risultato: una pietraia arida che biancheggia al sole e, se il cielo è sereno, porta temperature da altoforno... ma oggi “per fortuna” non c’è vento e, anzi, la vetta è “cotonata” da un bel pennacchio di nubi. Saliamo dal lato est della D974 ammirando la pianura, veniamo fotografati da uno dei tanti team che poi vendono le foto (care) su Internet e a un certo punto ci troviamo immersi nella nebbia e la temperatura (scopriremo alla stazione televisiva in vetta) crolla a 12°. Motard ce ne sono diversi, ma di ciclisti ancor di più! Sulla parete della stazione televisiva (che in precedenza era un osservatorio meteo) è riportata la targa che ricorda il primo scalatore del Ventoso: si tratta addirittura di... Francesco Petrarca, che la scalò il 26 aprile 1336 durante il suo periodo provenzale.

In salita sul Mont Ventoux (LoRes) In pianura sereno... e noi tra le nubi...

Arriva l’ora di pranzo, scendiamo dal versante ovest alla ricerca di un posto per il pranzo e di fermiamo a Malaucène, piccolo comune con alcune evidenze storiche, come il castello da cui si gode un bel panorama e la chiesa fortificata di Saint-Michel. Il bar dove gustiamo un’ottima crèpe è invaso da ciclisti amatori e nel paese non si contano i punti di noleggio e riparazione di biciclette.

Iniziamo, purtroppo, ad “assaggiare” la calura estiva della grande valle del Rodano: ci dirigiamo verso Vaison-la-Romaine, importante centro archeologico dalle numerose vestigia romane e non solo ma la temperatura si fa decisamente alta e la passeggiata per la città in abbigliamento tecnico sarebbe improponibile: ce la segniamo (come segneremo molto altro) per una stagione più favorevole. Dirigendoci a sud un cartello che indica le Dentelles de Montmirail, una piccola ma caratteristica catena montuosa quasi “dolomitica” ma sbagliamo strada e dopo diversi km finiamo su uno sterrato. Desistiamo e attraversiamo Carpentras: calda, deserta e piuttosto anonima, la saltiamo per puntare a ovest, sulla strada del ritorno, verso le Gorges de la Nesque, un canyon scavato dal fiume omonimo nel plateau calcareo: la D942 che le percorre è abbastanza curvaiola, ma il panorama è abbastanza ripetitivo, non sono gole particolarmente significative, sarà anche per la stanchezza (dovuta soprattutto al caldo) che si fa sentire. Puntiamo verso la nostra base di Céreste passando vicino al caratteristico villaggio di Simiane-la-Rotonde, ma senza fermarci e alle 19.30 siamo in albergo. La sera, alla bocciofila di Céreste si festeggia la Presa della Bastiglia, ma invero in modo molto diverso dalle nostre sagre: solo Baby Dance e famiglie su lunghi tavoli che cenano con piatti portati da casa, e noi che speravamo in una grigliata... fa niente, in un ristorante del paese troviamo le escargots !  A buon peso, il contakm di Carpe Diem tocca una cifra tonda: 60.000 km.

Gorges de la Nesque  Gorges de la Nesque


Martedì 15 luglio: giornata infrasettimanale, proviamo a tornare a Gordes... ebbene, se era affollato domenica, oggi il villaggio è praticamente inavvicinabile. Centinaia di auto occupano tutti i parcheggi e non solo, alcuni bus turistici faticano ad incrociarsi fuori dalle mura e dalla porta della cinta fortificata vediamo nugoli di persone... no, no, via da qui! Scendiamo all’Abbazia di Senanque e qui, fortunatamente, la strada è molto più sgombra di domenica. Parcheggiamo, andiamo in biglietteria e scopriamo che da lì a 20 minuti partirà una visita guidata: perfetto, le prossime due ore sono dedicate ai freschi, antichi locali della chiesa e del convento, immersi nei campi di lavanda… nei quali è meglio non addentrarsi, pericolo di vipere e scorpioni... La guida ci illustra anche il modus vivendi degli abati (di cui ne restano solo sei), improntato all’austera Regola di San Benedetto.

Abbazia di Senanque

Dopo la visita ci allontaniamo da Senanque per la stretta, tortuosa e deserta D177 e dopo uno spuntino ci dirigiamo a Pernes-les-Fontaines, villaggio sul fiume Nesque indicato con due asterischi sulla Guida TCI... evidentemente i redattori non sapevano dove mettere gli asterischi che avanzavano. Il paese sarebbe famoso per le decine di fontane... diciamo fontanelle, và... e per l’affrescata torre Ferrande, che però in questa stagione non è visitabile: delusione. Questa delusione unita al caldo fastidioso ci porta a saltare le visite di due pur importanti siti, L’Isle-sur-Sorgue e Fontaine-de-Vaucluse (sì, quella del Petrarca, delle “chiare fresche e dolci acque”): basta, non è stagione per venire in Vaucluse, lavanda a parte, e quindi...


.... E quindi mercoledì 16 luglio rifacciamo i bagagli e partiamo all’avventura verso le Alpi Marittime francesi: ripercorriamo la A51 fino a Tallard per piegare a destra verso la sponda sud del lago di Serre-Ponçon passando accanto alla grande diga con l’intenzione di fermarci a Barcelonnette a raccogliere idee e informazioni al’ufficio del turismo: o troviamo qualcosa qui o torniamo verso il lago che però sarà molto più popolato di turisti. Arriviamo per l’ora di pranzo, scegliamo un ristorante, poi passeggiata per le vie del centro animate di negozi e turisti e andiamo all’ufficio del turismo cercando un hotel con piscina: l’impiegata ci segnala un po’ di esercizi e telefoniamo al primo: no, la voce che risponde ci segnala antipaticamente che fa solo pensione completa e che non possiamo andare a fissare la camera all’hotel ma soltanto attraverso il servizio telefonico. Allora telefoniamo al secondo, e ci risponde una bella voce di donna: sì, la camera c’è, loro sono a nella frazione Molanès di Pra-Loup, la stazione sciistica a 1600m sopra Barcelonnette, dove il faggio lascia posto alla betulla nel contendere il bosco alle conifere. I lupi non c’entrano: anche se in francese loup è il lupo (ma è anche il branzino) in patois Pra-Loup significa “prato coltivato a pascolo”, ciononostante il lupo è presente ovunque a partire dal logo della stazione sciistica. Bene, continuiamo a parlare dell’hotel: segnaliamo che in meno di mezz’ora arriviamo e seguendo indicazioni e cartelli arriviamo allo Chalet les Blancs dove, senza girarci troppo intorno, ve lo diciamo subito: partiti con l’intenzione di starci una settimana, ci siamo fermati undici giorni, fino all’ultimo momento, godendoci una vacanza estremamente rilassante malgrado i km percorsi! La bella voce di donna appartiene a una bella donna, Aurore: ci ha trovato la camera con la tenda oscurante che oscura davvero (con tanto di prova di oscuramento) dopo averci visti delusi dalla prima mostrataci, che non l’aveva, poi ci ha fatto visitare tutta la struttura comprese sauna e piscina coperta riscaldata, la cucina e i menu della mezza pensione. Più tardi conosceremo il marito, Hervè, ex motociclista convertito alla cabriolet per mancanza di tempo da dedicare alla moto, e lo staff dell’hotel tra cui la simpatica cameriera Coco (sì, come Chanel). Ultimo, un bellissimo gattone grigio striato che si becca le coccole di tutti gli ospiti dello chalet. Nel resto del pomeriggio saliremo a Pra-Loup per fare un po’ di bucato alla lavanderia automatica e la sera sperimentiamo più che favorevolmente la cucina dello Chalet. Nei giorni a seguire assisteremo a un via-vai di ospiti, tra cui diversi motociclisti con targhe francesi, svizzere, tedesche, danesi, turche (!) e anche italiane che si avvicenderanno. Non possiamo fare a meno di sorridere pensando a quando un gruppo di provincialotti emiliani sono arrivati alle 22.15 dopo essersi attardati sui passi e pretendevano di mangiare quando nel loro capoluogo i locali alle 21.30 sono già sbarrati. Bastava che avvisassero con un “arriviamo tardi”, no? Ah, ma forse la App con cui avevano prenotato via smartphone non prevedeva la chiamata a voce... Aurore ed Hervè li hanno indirizzati, telefonando per prenotare loro un tavolo, ad un locale su a Pra-Loup. Noi, dopo aver assistito alla scena “ma guarda questi francesi, non ci danno neanche da mangiare...” mentre il gruppetto se ne andava, abbiamo commentato “Aurore, ils sont italiens...” e giù a ridere! C’è poco da fare, più passa il tempo e più noi ci sentiamo francesi!


Giovedì 17 luglio: ripasso di passi, lezione uno. Barcelonnette è in una posizione molto felice per chi ama curve e tornanti: a ovest si va per la D900 verso il lago di Serre-Ponçon con le sue due belle strade costiere, a sud ci sono le due strade per il col d’Allos (D908) e il Col de la Cayolle (D902), verso est sempre per la D900 si va a Jausiers da dove affrontare il Col de la Bonette-Restefond (C4), e poi a La Condamine-Chatelard da cui la D900 va al Col de Larche (Colle della Maddalena) e la D902 (secondo denominazione del dipartimento confinante) va al Col de Vars, poi giù dal col de Vars si può andare all’Izoard o all’Agnello... ecc. ecc. Dopo tanti anni abbiamo percorso tutti questi passi, alcuni diverse volte, altri una volta sola, è ora di ripassare le strade per (come dice Aurore) “vedere se qualche masso si è spostato nel frattempo” :-). In luglio e agosto la D908 lato Barcelonnette è riservata ai ciclisti dalle 8 alle 11 di ogni venerdì, oggi è giovedì quindi saliamo per il Col d’Allos 2247 m ricordando d’acchito che le salite ai passi francesi di questa zona non sono ripide, ma sono terribilmente lunghe. Raggiungiamo il suo culmine e scendiamo per raggiungere e visitare Colmars, un delizioso paesino fortificato nel Medio Evo e rinforzato con due forti ottocenteschi a monte e a valle. All’interno delle mura, si segnalano la cappella di San Giuseppe e la chiesa di San Martino dall’altissimo campanile.

Col d'Allos  Colmars

Proseguiamo verso sud deviando dalla D955 (che ci porterebbe al lago di Castillon) per la stretta e tortuosa D210 che taglia direttamente verso Annot, capolinea dei treni turistici delle Ferrovie di Provenza. In stazione ci viene detto che per informazioni e prenotazioni occorre andare all’altro capolinea, Puget-Théniers, che raggiungiamo imboccata la N202 dopo essere passati da Entrevaux, il bel villaggio (da noi già visitato in passato) fortificato dal solito, geniale, in Francia onnipresente marchese Vauban, l’ingegnere militare di Luigi XIV. A Puget raccogliamo le informazioni sul Train des Pignes e ce le teniamo da parte per un weekend a tema ferroviario per settembre o ottobre. Torniamo sui nostri passi e poco dopo Entrevaux svoltiamo sulla D2202 verso nord. Superato il paese di Daluis... gente, i casi sono due: o preparate la macchina fotografica e vi fermate ogni cento metri o scaldate le gomme e, se avete una action camera, accendetela. Una singolarità geologica di argille pietrificate rosseggia nel solito bianco calcareo del plateau francese: in fondo alle Gorges de Daluis  il fiume Var si indovina come nastro verde-azzurro e la strada si snoda, strapiombante a mezza costa, tra formazioni rocciose tra cui spicca, prima ad essere incontrata, la “Gardienne des Gorges”, dalla forma di busto femminile con pettinatura a chignon. Il senso di percorrenza più spettacolare di questa strada è, ricordate, da sud a nord.

  La Gardienne des Gorges

Una volta a Guillaumes inizia la lunga salita ad uno dei passi per noi più belli della zona, il Col de la Cayolle 2326 m sulla Route des Grandes Alpes in uno scenario di alpeggi e massi erratici dominato dal Mont Pelat 3051 m... e poi giù per la D902 (le strade cambiano numero quando si varcano i confini dipartimentali) fino ad arrivare alla nostra base di Pra Loup: la piscina ci attende!


Venerdì 18 luglio: giro di ricognizione! Non avevamo raccolto informazioni sulla zona, la vacanza era stata organizzata solo a metà e quindi avevamo qualche dubbio sulle visite di due siti che ci interessavano, la diga e la centrale elettrica di Serre-Ponçon e la cittadella fortificata di Mont-Dauphin. Partenza con molta calma verso ovest sulla D900 che abbiamo percorso arrivando, sosta in un paio di punti panoramici sul lago e, prima dell’arrivo a Espinasses, costeggiando ancora il grande barrage che sarà oggetto di una visita. La D3 ci porta alla centrale EDF che però ha il cancello chiuso, riaprirà di lì a un’ora e mezza. Saliamo per alcuni tornanti fino al punto panoramico sulla diga e sul lago, presso cui ci sono due punti di ristoro: ne scegliamo uno per il pranzo e approfittiamo dello shop per acquistare un po’ di souvenir per amici e parenti. All’ora prevista scendiamo al punto informazioni della centrale elettrica e prenotiamo la visita guidata per lunedì.  Riprendiamo la D3 verso nord: la strada è un bel misto veloce con belle viste sul lago e su alcune baie, ci balena l’idea di affittare un motoscafo ma alla fine non lo faremo né oggi né in altri giorni ma in futuro chissà. A Chorges prendiamo la N94 in senso inverso al nostro viaggio di andata e il grande ponte ci porta sull’altra sponda del lago a Savines-le-Lac da cui proseguiamo per Embrun e finalmente Mont-Dauphin in una giornata abbastanza calda. Alla biglietteria della cittadella chiediamo informazioni sulle visite e veniamo a conoscenza della visita guidata delle ore 15 (che sono già passate), ok, torneremo domani. A Guillestre la D902 del Col de Vars 2111 m, sulla Route des Grandes Alpes, ci riporta a Barcelonnette attraverso Saint-Paul-sur-Ubaye, La Condamine-Chatelard e Jausiers. A Pra Loup, ancora piscina!


Sabato 19 luglio: come anticipato, andiamo a visitare la cittadella di Mont-Dauphin. Partenza sulla strada del Col de Vars 2111 m percorsa ieri in senso opposto e discesa a Guillestre: il villaggio è in fermento, oggi passerà la 14° tappa Grenoble-Risoul del Tour de France, sappiamo che al ritorno non potremo percorrere la stessa strada dell’andata... meglio, no? Nella kermesse del Tour il villaggio è animato, pieno di appassionati che invadono ogni luogo e di gendarmi che gentilmente/fermamente ne governano il flusso. Due passi per il paese in attesa dell’ora della visita ci fanno scoprire comunque alcune architetture ma decidiamo di non fermarci qui a pranzo, meglio raggiungere la vicina destinazione. Mont-Dauphin è una piazzaforte realizzata da Vauban su una posizione quasi imprendibile, un plateau strapiombante su tre lati alla confluenza del fiume Guil nella Durance. La cittadella è completamente circondata dalle mura e le case dei civili sono all’interno secondo uno schema a scacchiera. L’unico lato esposto è protetto da imponenti bastioni “alla moderna” e da un avamposto, la Lunetta di Arçon, collegata alla piazzaforte da un lungo tunnel sotterraneo. L’architettura di Vauban (che non ha inventato la fortificazione alla moderna, l’ha “solo” portata al suo massimo fulgore) ha influenzato per lungo tempo le opere militari, sicuramente fino alla Prima Guerra Mondiale: persino a Forte Belvedere, in Trentino, il “Traditor” (ovvero la postazione di fucileria rivolta verso il forte per colpire l’attaccante che aveva conquistato il fossato) deriva dalla concezione della Lunetta. Dopo uno spuntino arrivano le 15 e insieme a pochi altri turisti seguiamo la guida che ci porta nei punti salienti della cittadella: partiti dalla Casa del Governatore raggiungiamo la Lunetta dall’esterno, i bastioni , il fossato, il tunnel che porta alla Lunetta con la sua rete di cunicoli che collegano le varie parti, poi all’interno delle mura la polveriera, le caserme e le scuderie. Fortunatamente oggi non fa caldo, la visita molto interessante dura un’ora e mezza abbondante. Al termine prendiamo la strada del ritorno per il più ampio giro dal lago di Serre-Ponçon lungo la D954 molto curvosa e a tratti panoramica e una volta arrivati... ma ovviamente, piscina!

Mont Dauphin, l'accesso principale e la Casa del Governatore  Mont Dauphin: la Lunette d'Arçon


Domenica 20 luglio: il meteo promette pioggia, il cielo lo conferma, temperatura mattinale 12°: approfittiamone per una giornata di relax, visto che nell'accogliente Chalet è come avere la piscina privata :-)


Lunedì 21 luglio: per oggi abbiamo programmato la visita alla diga e alla centrale di Serre-Ponçon alle 15. Ci alziamo con tutta calma e partiamo alle 11. La strada è la stessa  di venerdì e così lo snack per il pranzo, in posizione panoramica sul lago e sulla diga.

Lago di Serre-Ponçon  Diga di Serre-Ponçon vista dal belvedere

All’ora prevista entriamo nel centro visite con altri turisti e poi nella saletta cinematografica dove un filmato di un quarto d’ora di stampo molto ma molto Gaullista (ma basterebbe tradurlo in russo e sembrerebbe molto ma molto Stalinista) ci introduce alla tecnica di costruzione con il tipico fervore dei francesi per la loro Grandeur... ma in effetti la diga di Serre-Ponçon è effettivamente la più grande d’Europa tra quelle realizzate in terra battuta con nucleo d’argilla e il suo lago artificiale tra i più vasti d’Europa. Dopo il filmato, una spiegazione dei diversi scopi della diga (generazione di energia elettrica, regolamentazione della Durance, approvvigionamento di acqua per irrigazione e potabilizzazione) caschetto di sicurezza in testa veniamo condotti alla base della diga e poi, attraverso una galleria, nella sala macchine ricavata nella diga, o meglio al livello più alto della sala macchine, da dove possiamo vedere solo le “lanterne” degli alternatori, quattro gruppi ad asse verticale con turbina Francis (ma le turbine sono due piani sotto di noi): non è una gran visita ma è pur sempre un modo per avvicinare i profani al magico mondo dell’elettricità. La strada del ristorno è la medesima dell’andata, abbiamo la piscina privata sì o no? :-)


Martedì 22 luglio: della strada non c’è molto da dire, l’abbiamo già percorsa mercoledì scorso, ma la meta è interessante: Sisteron. Posta alla confluenza del Buech nella Durance e all’imbocco di una breve ma stretta gola, dominata da un lato dal Rocher de la Baume, è di sua natura un sito idoneo alla fortificazione e infatti le prime opere militari risalgono alla conquista Romana: via via nei secoli da installazioni poco più che provvisorie si arriverà alle fortificazioni Cinquecentesche e infine il solito Vauban ci metterà le mani.

Sisteron il Rocher de la Baume la Cittadella

La Cittadella (completamente ricostruita secondo l’aspetto originale dopo la Seconda Guerra Mondiale)è un’opera imponente che domina  la gola e il paese. Arrivati a Sisteron, gironzoliamo per le poche ma animate vie del centro, pregne di colori e profumi provenzali, gustiamo un’ottima galette bretone ovviamente innaffiata con sidro e poi saliamo alla cittadella per la lunga e interessante visita attraverso il percorso guidato: meno male che nella chiesa sconsacrata in cima oltre allo shop si sia pensato anche di vendere acqua fresca! Ritorno sulla stessa strada... e manco a dirlo, piscina!


Mercoledì 23 luglio: ripasso di passi, lezione due. Altro giretto circolare di alta, anzi altissima montagna. Non è una novità per noi, ma il tour Bonette-Lombarde-Maddalena è sempre un must. A Jausiers si svolta a destra per la plus haute route d’Europe, 2802 m. In realtà, come già ricordato sulle nostre pagine, col de la Bonette è un altro omaggio alla Grandeur francese che pretendeva il valico più alto d’Europa: peccato che il valico vero sia più in basso, a 2715 m, e che in Europa ci siano strade asfaltate ben più alte della route de la Bonette, ma tant’è. Ad una baita lungo la salita chiediamo di acquistare l’adesivo e questo ci viene regalato, omaggio della municipalità di Jausiers... se non è marketing questo... La lunga salita è modo di ricordare l’incidente occorso presso le Casernes de Restefond a Gabriele durante il tour sulla Route des Grandes Alpes di due anni fa, mano male che è finita abbastanza bene. Presso il colle è appostato un fotografo che ci bersaglia, è proprio un business fiorente ormai.

In salita sul Col de la Bonette il "vero" Col de la Bonette

Compiamo il giro della Cime de la Bonette senza fermarci alla lapide a 2802 m. La discesa nella valle della Tinée, dopo il Camp de Fourches è altrettanto lunga che la salita, attraversiamo Saint-Etienne-de-Tinée e più a valle reggiungiamo Isola: da qui si svolta a sinistra per Isola 2000, stazione sciistica che d’inverno offre diverse piste a prezzi umani (noi andavamo a Nizza per sciare a Isola, pensate, andare al mare per godersi la montagna) ma d’estate appare dimessa come molte stazioni sciistiche minori. Valichiamo col de la Lombarde 2351 m passando in Italia e scendiamo per la SP225 fino a Vinadio dopo aver ammirato il Santuario di Sant’Anna sull’altro versante. A Vinadio, il Forte Albertino... è chiuso. O meglio, diverse parti sono liberamente accessibili (e compiamo una bella passeggiata giù per la lunga scala del Fronte d’Attacco... ci sono oltre 10 km di percorsi coperti nel forte) ma le esposizioni sono visitabili soltanto in determinati giorni... Ne parliamo con la proprietaria di un locale all’interno delle mura, ella ci racconta di come il turismo si sia contratto negli ultimi anni e non vede buone prospettive per il futuro. Intanto il clima che ci aveva abbastanza graziato peggiora e inizia a scendere una pioggerellina fastidiosa.

Vinadio, Forte Albertino  Vinadio, Forte Albertino

Ripartiamo alla volta del Colle della Maddalena/Col de Larche 1995 m di cui non ricordavamo la bellezza della strada nel versante italiano con i suoi numerosi tornanti abbastanza ampi che consentono una guida fluida. L’intenzione sarebbe quella di visitare alcune fortificazioni francesi sul versante est del passo, ma la pioggia insiste e ci fermiamo per uno spuntino in un locale gestito... dalla sorella povera di Michelle Hunziker: è svizzera, somiglia a Michelle e insieme a due sue amiche è una gran casinista. Figuriamoci poi quando nel parcheggio di fronte si ferma un grosso Volvo Globetrotter con il suo semirimorchio: “C’è Luca, c’è Luca!!!”: Luca è ovviamente il camionista italiano che deve essere una presenza frequente in questo angolo di mondo, mi sa che le tre tipe (gli) fanno festa ;-). Mentre siamo fermi la pioggia aumenta, diminuisce, aumenta, diminuisce... e ci permette di ripartire in sicurezza. Stasera non solo piscina, anche sauna!


Giovedì 24 luglio: oggi puntiamo su Digne-les-Bains... e, col senno di poi, sbagliamo giorno: il mercato provenzale si tiene il mercoledì e il sabato. A parte quello e le stazioni termali di fatto Digne non offre gran che a parte la chiesa di Notre-Dame-du-Bourg e la sua importante cripta risalente al IX secolo, che visitiamo. Sulla piazza del mercato Carpe Diem suscita curiosità: la prima è di una compita signora anziana che la guarda, poi guarda noi, ci sorride e ci chiede “C’est confortable pur la dame?”... e passiamo un gradevole quarto d’ora a chiacchierare con lei dei suoi figli motards, di moto, di viaggi, della Francia e anche dell’Italia. Poco dopo arriva una coppia, probabilmente madre anziana e figlio di mezza età: guardano la targa, non la riconoscono e diciamo loro “C’est un ancienne plaque italienne” e via, altra chiacchierata. Poco da dire sulla strada, che abbiamo percorso sia all’andata che al ritorno per via (ma và?) del temporale che ci attendeva all’uscita della cattedrale: la D900 da Barcelonnette che devia dal lago di Serre-Ponçon all’altezza di Saint-Vincent-les-Forts e valica un paio di passi minori. Sarebbe stato bello fare un ritorno via Barreme, Saint-Andrè-les-Alpes e Colmars.


Venerdì 25 luglio, giornata logistica. La partenza si avvicina, sfruttiamo l’ultimo giorno feriale e il tempo incerto per organizzare la partenza: prima cosa, bucato. Le così frequenti lavanderie automatiche in Francia sono una gran comodità e scendiamo a Barcelonnette per l’occasione. Ne approfittiamo per acquistare gli ultimi souvenir per amici e parenti... ma dove li mettiamo? Da nessuna parte, li spediamo! Basta andare all’ufficio postale e usufruire del servizio Colissimo di pacchi prepagati e preaffrancati: scegliamo la misura, assembliamo il pacco pieghevole, lo riempiamo, compiliamo la lettera di vettura e via, lo riceveremo martedì a casa in perfette condizioni. In tarda mattinata, passeggiata dall’hotel fino a Pra Loup sul sentiero che porta lo stesso nome, Les Blancs e in mezz’ora tra prati e pinete siamo alla stazione sciistica, meno triste e più animata di Isola 2000. Ottimo pranzo, la camminata stimola le papille. Ridiscendiamo e... piscina! La sera in hotel c’è una comitiva che partecipa a un raduno di Mazda MX5:, la gentilissima Aurore ci fa trovare per cena una bellissima fonduta, anziché il menu della mezza pensione contrattato per la comitiva ma che noi abbiamo già assaggiato settimana scorsa. Una fonduta... in luglio? Sì, ci sono 15° la sera!

  Gegeniglia postina

Sabato 26 luglio, ripasso di passi, lezione tre. Ultimo giorno di gite nelle Alpi Marittime francesi, voglia di paesaggi forti... andiamo a riscoprire le Gorges du Cians, già percorse in passato ma sempre emozionanti. Giù verso sud, e su in quota verso il già percorso (in senso inverso) Col de la Cayolle, un altro fotografo dello stesso team che ci aveva ritratto su per la Bonette ci fotografa ancora, i sassi sono sempre allo stesso posto di giovedì scorso, ma li vediamo da un’altra prospettiva :-).

In salita verso il...  Col del la Cayolle

A Guillaumes svolta a sinistra sulla D28 nel vallone di Riou per Valberg, stazione sciistica e Beuil. La strada è dapprima tortuosa e poi si addolcisce verso Beuil: qui svolta a destra e giù per la Route de Nice... e ancora le arenarie prendono il posto del calcare. Il fiume Cians ha scavato una profonda forra e l’uomo ha rubato spazio alla roccia realizzando una strada dai passaggi arditissimi, una vera Via Mala come lo erano la nostra Val di Scalve e la gola dell’Enna nella Bergamasca. Ma anche qui, malgrado i francesi siano molto conservatori sul tracciato delle loro strade, rispetto a quando passammo di qui la prima e unica volta, più di 15 anni fa, i passaggi più impervi e spettacolari delle Gorges Superieures sono stati bypassati da gallerie e il vecchio tracciato è accessibile solo a piedi e in VTT (i francesi non hanno le MTB, hanno i Velòs-Tout-Terrain): ci fermiamo in un paio di punti osservando i frammenti di roccia sulla strada abbandonata. Il punto più spettacolare è La Grande Clue (Grande Gola) dove soltanto uno spiraglio di neanche due metri fa passare la luce del sole tra le pareti di roccia rossa.

La nuova galleria e la vecchia strada della Grande Clue  La Grande Clue

Scendendo ulteriormente verso sud il calcare torna a predominare e si percorrono le Gorges Inferieures dalle alte falesie, meno spettacolari ma comunque notevoli. Sosta a Touet-sur-Var per una buona crépe ancora innaffiata da sidro… e poi? Potremmo proseguire per Nizza e deviare su per la valle della Tinée ma potremmo anche ripercorrere le Gorges e svoltare per il col de la Couillolle: uno sguardo d’intesa e via, su per le Gorges. A Beuil si svolta a destra su tracciato della Route des Grandes Alpes impegnando il Col de la Couillolle 1678 m e scendendo sempre nella valle della Tinèe ma cosa incontriamo durante la discesa sulla strada stretta? Il solito temporale: dapprima pioggerellina sottile, poi sempre più battente. Ci ripariamo sotto una roccia sporgente per indossare le tute antiacqua e guidando un po’ sulle uova arriviamo a Saint-Saveur-sur-Tinée: da qui, con un brivido, dobbiamo per forza risalire la valle verso il col de la Bonette, per fortuna durante la lunga risalita della valle la pioggia diminuisce e poi smette. Anche stasera non solo piscina, ma super sauna!


Domenica 27 luglio, il ritorno. E’ venuto il momento di preparare i bagagli. Dopo la colazione carichiamo Carpe Diem e salutiamo i nostri albergatori. Coco, carinissima, ci regala un portachiavi fatto da lei, Aurore ed Hervè ci donano una confezione con un vasetto di marmellata, una torta e una bottiglietta di Genepy. Ci salutiamo con calore come se ci conoscessimo da anni e poi, via, salutiamo anche il gattone e partiamo... il viaggio di ritorno è senza particolare storia: il nostro classico attraversamento delle Langhe e del Monferrato sperimentato già da diversi anni: Jausiers, la Condamine e Col de Larche, discesa per Cuneo dove lasciamo le Alpi Marittime, e poi Fossano, Bra, Alba, Asti, Moncalvo, Casale Monferrato, Mortara, Vigevano, Abbiategrasso e… poco prima di arrivare a casa, il contakm fa un altro giro, 62.000. Alla fine ne avremo percorsi... boh, 2500? Non li abbiamo contati: è importante cosa si incontra percorrendoli, non quanti se ne facciano...

... basta che abbiano almeno tre cifre al giorno! :-)

Bonnes routes e bonnes jours!


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