Bianconiglio e Gegeniglia
   I VIAGGI E LE GITE DI DUE MOTOTURISTI

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Il Mantra del Cavatappi


Al limite della copertura del Duecentomila TCI ed.2003, la strada da Coira ad Arosa, nel Canton Grigioni (Svizzera) che appariva bordata di verde e tutta  curvolosa aveva sempre incuriosito il Bian il quale però aveva sempre desistito dall'andare a esplorarla... perchè era una strada a fondo cieco: una volta arrivati ad Arosa occorreva girare i tacchi e via: una idiosincrasia tutta propria del Bian che però, esplorati mille passi, lasciava le strade a fondo cieco come le uniche nuove da percorrere.
Ci sarebbe voluta la Gegeniglia, ormai esperta di navigazione a vista, a dire "anche se una strada è a fondo cieco, se la fai in senso opposto ti sembra diversa"... perbacco è vero!
In più il cercare informazioni su questa strada aveva portato a due scoperte: la prima, pare che non sia citata in nessun report di viaggio in motocicletta (almeno italiano, ad Arosa c'è un motoclub); la seconda deriva dalla lettura del sito MySwitzerland.com di cui citiamo la frase "È possibile raggiungere Arosa a bordo delle Ferrovie Retiche con partenza da Coira o attraverso la strada (365 tornanti e numerosi tunnel) che passa per Langwies, piccola località di villeggiatura".

365 tornanti? Non è una strada, è un cavatappi!!! e qui la mente malata del Bian ha creato il Mantra del Cavatappi, da declamare prima di affrontarla:

Un tornante al giorno
per un anno
in un giorno
e ritorno...

 

La galleria fotografica

Sfatiamo subito un mito: non sono tornanti, a parte quattro o cinque negli ultimi chilometri, sono curve... ma sono tante, tante curve, alcune oltre i 90° da essere quasi-tornanti, manca la pendenza: in 30 km si sale dolcemente dai 600m slm di Coira ai 1750 di Arosa, però ci si diverte molto e il panorama è assicurato, perlomeno se c'è il sole... ma andiamo con ordine.

Dunque, in quest'anno 2018 abbiamo deciso di regalare un po' di soldi alla Confederazione: a nord di Milano c'è solo Svizzera per un bel pezzo e se vi ci si vuole addentrare un po' in un weekend è quasi d'obbligo dotarsi di vignetta per percorrere autostrade e strade riservate ai veicoli con contrassegno. Portate anche molta pazienza: in autostrada il limite è 120 km/h ma in certi tratti scende anche a 100 e a 80... rispettateli, i controlli sono frequenti e la Confederazione, se non vi blocca sul posto coi gendarmi, vi manda la multa a casa in una settimana. Potete non pagarla, ma non rientrate mai più in Svizzera: il mancato pagamento diventa un reato penale e se vi fermano anche solo per un controllo, vi arrestano. Mi scottano ancora 230 CHF di multa, l'anno scorso rientrando da Lindau per l'aver percorso per un breve tratto il deserto tunnel del San Bernardino a 103 km/h anziché a 80. Da allora, limiti rispettati al chilometro orario. Lo fanno anche gli svizzeri tranne quando scendono in Italia, te li trovi i ticinesi col SUV sulla A8/9 e sulla A4 a sfanalarti arrivando a centoottanta: ci vedono come noi vediamo gli Iraniani... e sì che noi sbagliamo, gli Iraniani sono un gran popolo come molti altri popoli.
Altre due voci di spesa importati in Svizzera: hotel e ristoranti. Perfino McDonald costa come un ristorante stellato ma tant'è, non si possono portare i panini al sacco per due giorni...

Partenza sabato 2 giugno con molta calma, Milano-Coira per strada diretta sono solo 220 km... ma chi dice che facciamo la strada più diretta? Da principio per forza: Milano - Como - Chiasso - Lugano, il Monte Ceneri, Bellinzona a 120, poi 100, ancora 120, 100, 80... e su per la A13, ma solo fino al tunnel del San Bernardino, col cavolo che lo re-infiliamo dato che fretta non ne abbiamo e che il clima è gradevolissimo: si va ai 2066m slm del Passo che è ancora pezzato di neve come una mucca frisona e ci accoglie col laghetto parzialmente ghiacciato. Giù dal versante nord re-infiliamo la 13 che qui non è più autostrada, ma ne usciamo poco prima della Via Mala per imboccare la vecchia strada, perché una cosa è andare agli 80 che fanno venire sonno e un'altra è provare a fare i 70 in una strada che obbligherebbe ai 60 per le numerose curve e che corre tra le rocce. Per chi non è mai passato da qui, due soste possibili: alla gola della Via Mala e alla gola della Rofla, entrambe due forre del Reno Posteriore attrezzate e visitabili senza problemi.

A Thusis siamo già a 25 km dalla meta percorrendo la strada più diretta... ma secondo voi noi passiamo da lì? NO! Strada nuova, perché se si va a ovest verso Davos ci si può fermare a pranzo sotto i pini del Restaurant Solisbrücke e poi, ad Albula (che non è il passo Albula, è il paese) si svolta sulla cantonale 3 che passa per il comprensorio sciistico di Valbella e scende poi a Coira regalando le viste sui tetti della città vecchia.

La prima visita è in un luogo inconsueto. Antefatto: narrano cronache non confermate che, quando un produttore cinematografico cercò di portare sul grande schermo il romanzo "Dune" di Frank Herbert (l'avevo letto da ragazzo, pensai "impossibile"), avrebbe proposto Ridley Scott per la regia e questi avrebbe chiamato, per disegnare arredi e costumi della baronia Harkonnen (i cattivi) l'artista svizzero H. R. Giger, già famoso per avere creato lo xenomorfo della saga di Alien, mentre per le ambientazioni dei duchi Atreides (i buoni) addirittura Salvador Dalì (proposto peraltro anche per il ruolo dell'imperatore Shaddam). Alla fine, la regia venne assegnata a quel visionario fulminato di David Lynch che ci messe molto del suo. Giger riciclò bozzetti e prototipi per realizzare a Coira, sua città natale, un bar. E noi ci siamo andati.

Il Giger Bar è un una zona commerciale vicino all'autostrada, ci siamo arrivati verso le 16 ed era deserto. Sulla porta un cartello "per favore non fate fotografie se non consumate niente": qualche foto val bene una birra (una birra, peraltro, vale sempre), la gentile barista che parla italiano ci invita ad entrare. Ce lo aspettavamo molto più macabro: cupo lo è, con solo nero e toni di grigio, unica concessione al colore sono un mazzo di fiori e le etichette delle bottiglie. Per apprezzarlo, bisogna avere visto Alien.

Pochi minuti di moto passando accanto allo stabilimento della birra Calanda e arriviamo all'hotel Drei Konige (I Tre Re), appena dentro l'isola pedonale del centro, in un edificio del Seicento. La receptionist parla un inglese cristallino, per fortuna: per noi non è nemmeno svizzera ma proprio anglosassone. Moto parcheggiata in un garage (che è anche un deposito per le lenzuola pulite e sporche...) e dopo una doccia siamo in giro per la città vecchia. Coira sarebbe la più antica città della Svizzera, arrivando a contare 3000 anni dal primo insediamento stabile ma il centro storico è tutto medievale a causa dell'incendio del 1494 che lo ridusse a un cumulo di cenere. Edifici caratteristici sono la Cattedrale cattolica di Maria Assunta, la chiesa luterana di San Martino, l'Arcas (antica piazza del mercato) e il Barenloch, antico edificio a graticcio. Purtroppo data l'ora i siti sono chiusi. Per cena... tex-mex! E' ben noto che la Svizzera non brilli per arte culinaria, quindi per non sbagliare meglio una cucina etnica in un ristorante dell'Arcas.

La mattina della domenica il cielo non è limpido come il giorno prima, pazienza, basta che non piova: e non pioverà. La strada per Arosa è pressoché deserta e divertente anche se non spettacolare come altre. Unici punti di rilevo sono una cascata e una bella vista sul viadotto ferroviario di Langwies che attraversa la vallata. Arosa stessa è quasi deserta: non è dimessa come appaiono fuori stagionecerte stazioni sciistiche italiane ma si vede che non siamo né in inverno né in piena estate e non ci sono eccellenze da visitare... sarà per questo che la strada è sconosciuta ai motard? Eppure il 30 giugno prossimo il MC Arosa organizzerà il suo annuale Moto-Orienterung che dovrebbe anche essere divertente, una sorta di caccia al tesoro con prove di abilità: a giudicare dalle statistiche del sito saremmo gli unici italiani a partecipare...

Basta, Arosa messa nel carniere senza infamia e senza lode, ridiscendiamo e puntiamo verso Thusis via strada a vignetta he ovviamente lasciamo ancora per la Via Mala se no ci viene sonno. Sosta alla diga di Sufers, della compagnia KHR che gestisce l'intera asta del Reno Posteriore (compresa la diga di Lei) e poi sosta pranzo al rifugio del passo di San Bernardino (ancora? SI!, col cavolo che re-infiliamo il tunnel). Poi la solita teoria di limiti a 100, 80, 100, 120 e finalmente superata Chiasso possiamo correre a casa, ma in Svizzera ci torneremo tra un mesetto.


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